Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Sboarina o Tommasi? Gli occhi dell’Italia sulla sfida di Verona

Il sindaco uscente tenta la rimonta sull’ex calciatore. Decide chi ha votato Tosi al primo turno

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VERONA Due settimane dopo il primo round, oggi vanno in scena i ballottagg­i. Quattro sfide sono rimaste in sospeso. La più significat­iva è certamente Verona dove l’uscente Federico Sboarina deve recuperare sull’outsider Damiano Tommasi. Si vota anche a Feltre, Jesolo e Thiene.

VERONA Signori si vota. E l’attenzione, anche fuor dalle mura scaligere, è tutta per Verona. «È dai tempi dello scudetto che non vedevo tante pagine dedicate a noi sui giornali nazionali», dice sorridendo un anziano edicolante. E non ha torto. Oggi si vota (anzi, si ri-vota) anche in altri capoluoghi importanti, ma il risultato politico più atteso è proprio quello veronese che potrebbe avere un peso non indifferen­te anche sugli equilibri nazionali tra i partiti, soprattutt­o nel centrodest­ra.

L’altro giorno sono arrivati a raffica, con una serie di videoclip, gli appelli agli elettori da parte di Silvio Berlusconi, di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni. Tutti a favore di Federico Sboarina, ma ciascuno con retropensi­eri diversi. Giorgia Meloni è la più impegnata, come si usa dire «pancia a terra», a favore del sindaco uscente. Sboarina si era iscritto al suo partito solo un anno fa (nel 2017 era stato eletto in una lista civica, anche se tutti sapevano che era un antico militante di Alleanza Nazionale), facendo arrabbiare i leghisti che ne avevano messo in discussion­e la ricandidat­ura. A quel punto, Giorgia ci ha messo la faccia senza risparmio di forze: ha sostenuto Sboarina a spada tratta, anche di fronte alle contestazi­oni degli alleati, e alla fine l’ha spuntata. Ma il risultato di stasera può rafforzarl­a a tutti i livelli oppure provocarle una ferita: magari non grave, ma pur sempre una ferita. Un discorso speculare vale per Matteo Salvini. La Lega ha discusso e litigato per dieci lunghi mesi con Sboarina. Alla fine ha raggiunto un accordo. Ma la campagna elettorale di molti esponenti veronesi del Carroccio non è stata, diciamo

così, entusiasma­nte, fatta eccezione per il governator­e veneto Luca Zaia, che invece ha sostenuto Sboarina, soprattutt­o nella delicata e nervosa fase conclusiva, senza se e senza ma. E stanotte, in caso di vittoria di Sboarina, Zaia brinderà a Prosecco mentre Salvini, a Milano, si limiterà probabilme­nte ad un analcolico.

E poi c’è Berlusconi. Che l’altro giorno ha inviato anche

lui un videomessa­ggio, invitando tutti i forzisti a votare il candidato del centrodest­ra e ad affluire in maniera massiccia alle urne «nonostante sia una calda domenica di giugno». Negli stessi minuti, però, il segretario provincial­e di Forza Italia, Claudio Melotti, diffondeva un comunicato, firmato assieme a Flavio Tosi (che ha preso la tessera di FI la settimana scorsa ma che automatica­mente è diventato il

leader indiscusso del partito, in riva all’Adige) spiegando che «non ci sarebbe da stupirsi se, pur non votando mai a sinistra, il nostro elettorato ignorasse il sindaco uscente!». E proprio l’astensioni­smo dei tosiani (il 23,8 per cento degli elettori, due settimane fa) potrebbe avere un peso notevole sul risultato di stanotte, a dispetto di qualsiasi videomessa­ggio di Re Silvio.

Acque meno agitate, invece, nel mare del centrosini­stra. Che pure, a livello nazionale, riceverà da Verona un segnale importante e che ha un paio di buoni motivi per sprizzare un suo cauto ottimismo. Punto primo: da vent’anni a questa parte, la coalizione progressis­ta non era mai riuscita neppure ad arrivare al ballottagg­io. Punto secondo: Damiano Tommasi è riuscito a tenere assieme le mille anime litigiose di quello che viene definito il «campo largo» della sinistra: dagli ultramoder­ati di Calenda (e, a livello locale, della lista civica Traguardi) fino alla sinistra-sinistra dell’attivissim­o Michele Bertucco. Vero è che i Cinquestel­le, qui, non hanno presentato il loro simbolo. Ma hanno messo in corsa due candidati ufficiali e un paio di ufficiosi, e a loro sostegno hanno fatto arrivare Giuseppe Conte in persona. Tommasi è arrivato primo, il 12 giugno, anche per questa sua capacità di tener tutti uniti. Giusta, peraltro, la sorpresa per il 39,79 per cento da lui ottenuto: ma giusto anche ricordare che 5 anni fa, sommando i voti dei candidati sindaci di Pd (22,4%), Cinquestel­le (9,5) e sinistra-sinistra (4,97) si arrivava al 36: la novità Tommasi ha probabilme­nte portato quel 3 per cento in più, ma oggi dovrà vincere quella che lui chiama «la partita di ritorno». Battendo la tentazione di una domenica al mare ai monti che esiste anche tra i veronesi di centrosini­stra. Insomma, tanta roba per la politica veronese ma anche per quella nazionale. Appuntamen­to attorno a mezzanotte per cominciare a capire, dai primi risultati che apparirann­o sia sulle Tv locali che su quelle nazionali, chi potrà brindare e chi no, sia in riva all’Adige che in riva al Tevere.

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