Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Pensionati ma in servizio come direttori generali «Da oggi stipendi sospesi»
Flor: ora serve chiarimento con il ministero. E intanto s’è dimesso Stopazzolo, da cui è nata la vicenda
VENEZIA Dopo la bufera scoppiata in Basilicata sul vicentino Gianpaolo Stopazzolo (dg della sanità e in pensione, che ieri si è dimesso) anche il Veneto aveva avviato delle verifiche interne. Per quattro dei nove direttori generali delle Usl venete nominati nel 2021 potrebbe porsi un problema simile: si tratta di Giuseppe Dal Ben (Azienda Ospedaliera di Padova), Francesco Benazzi (Usl 2), Edgardo Contato (Usl 3) e Maria Giuseppina Bonavina (Usl 8). Tutti e quattro hanno deciso di autosospendersi lo stipendio in attesa di un chiarimento ministeriale.
VENEZIA Tutto era iniziato con la bufera che si è abbattuta un paio di settimane fa sul vicentino Gianpaolo Stopazzolo, dg dell’Usl di Potenza e in pensione. Il caso non è passato inosservato in Veneto che conta 4 dei 9 dg delle Usl venete nominati il 26 febbraio 2021, giusto alla vigilia del pensionamento. Ieri, proprio nel giorno in cui il dottor Stopazzolo rassegnava le dimissioni da dg dell’Usl lucana, il dg della Sanità veneta, Luciano Flor annunciava di aver concluso le annunciate verifiche sui casi veneti spiegando, per inciso, di non essere coinvolto perché « non in quiescienza» e che Giuseppe Dal Ben (Azienda Ospedaliera di Padova), Francesco Benazzi (Usl 2), Edgardo Contato (Usl 3) e Maria Giuseppina
Bonavina (Usl 8) hanno deciso di autosospendersi lo stipendio. Nel frattempo il tema è dilagato visto che, spiegano gli addetti ai lavori, si tratta in buona sostanza di una prassi consolidata. Tanto che si segnala un certo movimento anche a livello parlamentare - si vocifera di un emendamento cui starebbe lavorando soprattutto le Lega - per sanare il pregresso in situazioni come queste senza, cioè, che si possa chiedere la restituzione dei mesi di stipendio sovrapposti al percepimento della pensione.
«È stata conclusa una verifica formale. - scrive Flor - Gli stessi dg hanno anticipato un parere legale “pro veritate” concernente approfondimenti in merito alla loro posizione. In virtù di queste informazioni e della peculiarità del caso mi riservo un confronto con i ministeri competenti, alle cui risultanze si darà puntuale seguito. I 4 dg hanno inoltre comunicato che, in attesa della verifica, si autosospendono dalla percezione dello stipendio». Poche parole, pesate una per una, che lasciano intuire come il caso veneto-lucano abbia scoperchiato, appunto, il vaso di Pandora, una estesa zona grigia fra lo stop alle assunzioni di pensionati nel pubblico, previsto dalla legge Madia, e chi viene nominato prima di andare in pensione. I 4 dg veneti, come pure Stopazzolo, avevano chiesto agli uffici delle rispettive Regioni se la situazione fosse corretta anche dopo il via al pensionamento. La risposta è stata: se pensione e stipendio da dg di 154 mila euro non superano il limite di 240 mila euro non ci sono problemi. I consiglieri Pd in consiglio regionale commentano, dopo aver depositato con Anna Maria Bigon un’interrogazione sul caso due giorni fa, «l’autosospensione dallo stipendio dimostra che un problema esiste. Perché le verifiche di regolarità non sono state fatte a monte delle nomine?».
Nel frattempo, sulla tribolata sanità veneta si abbatte l’ultima tegola della saga che ha per protagonista Andrea Crisanti. Il celebre professore si sarebbe visto negare dell’Azienda ospedaliera di Padova il permesso di accettare un incarico alla Biocentis limited di Londra. Un incarico da direttore, a quanto si desume dai documenti inglesi. Seppur a titolo gratuito e con un impegno di un giorno medio al mese. Dei due «datori di lavoro», ovvero l’Università e appunto l’Azienda ospedaliera, la prima non ha avuto nulla da ridire, «tanto da fare appello», sottolinea Crisanti. Il professore attacca: «È pazzesco che mi si dica di no, proprio nel periodo in cui si legge di qualcuno che percepisce pensione e stipendio insieme. Qui parliamo di ritorsione sistematica perché questo è solo l’ultimo di una serie di episodi che mi riguardano sui quali risponderò per vie legali. Penso che la sanità vada restituita ai cittadini e agli operatori sanitari».
La direzione amministrativa dell’Azienda ospedaliera, però, risponde: «Il parere negativo, ampiamente motivato, è stato supportato da un’analisi attenta delle presenze e dell’orario garantito dal professor Crisanti». Nella relazione completa, che il Corriere del Veneto ha avuto modo di leggere, si sottolinea come nel 2021 il professore sia stato presente per una media di 11,8 giorni lavorativi al mese. Troppo pochi, spiega l’Azienda Ospedaliera, per concederne un altro di assenza al direttore della Microbiologia.
L’altro caso
Negato a Crisanti incarico gratuito a Londra L’Azienda ospedaliera: qui lavora 11 giorni al mese