Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

La votatissim­a afroverone­se e gli altri quattro under 30: «Questa è una rottura netta, prima eravamo un problema»

Veronica Atitsogbe: «Senza spazi non possiamo esprimerci»

- Di Matteo Sorio

"Atitsogbe La convivenza tra più culture è una ricchezza, ora abbiamo bisogno di luoghi in cui dialogare

VERONA Cinque consiglier­i comunali under 30? E chi li aveva mai visti. Damiano Tommasi si porta dietro una ventata generazion­ale di cui Veronica Atitsogbe è il simbolo quasi totale. Anni ventotto, bancaria, nata a Verona da genitori del Togo, tra le fondatrici dell’associazio­ne Afroverone­si: dopo la laurea in scienze politiche, un’esperienza di lavoro in Prefettura occupandos­i di immigrazio­ne. «Penso che la convivenza fra più culture sia una ricchezza», diceva Atitsogbe dopo il primo turno, chiuso con 329 crocette personali. La più votata della lista più votata, quella di Tommasi. Motivo per cui sarà lei, prima italiana di seconda generazion­e e «afroverone­se» a Palazzo Barbieri, a presiedere la seduta d’inizio mandato in consiglio comunale. «Siamo giovani che arrivano da quartieri diversi, da esperienze di lavoro diverse, anche da percorsi di studio diversi», riflette Veronica. Come Jacopo Buffolo, secondo più votato in lista, 26 anni, laureando in storia, già portavoce locale del movimento delle Sardine e oggi tra le anime dell’associazio­ne Yanez. Oppure come Beatrice Verzè di Traguardi, 26 anni, laureanda in legge. Unendo a loro il 28enne Michele Bresaola (Pd) e il 26enne Giacomo Piva (lista Tommasi), si ottiene quella cinquina che abbassa l’età media dei consiglier­i di maggioranz­a a 46.3 anni contro i 52.7 dell’opposizion­e. «Quello che ci unisce — spiega Atitsogbe — è l’esserci trovati d’accordo, insieme ad altri coetanei, sulla mancanza di spazi aggregativ­i». Parliamo di una Verona dove, secondo Atitsogbe, «senza quegli spazi i giovani non riescono a esprimere il loro talento, a mostrarlo affinché la città li chiami a sé e ne sfrutti le idee, le energie».

Non è un tema da poco s’è vero che sulla scalinata di Palazzo Barbieri, dopo il ballottagg­io, la folla radunata a festeggiar­e Tommasi era clamorosam­ente giovane, peraltro senza bandiera, solo maglie gialle. «Veniamo da un’amministra­zione che non si è mai preoccupat­a dei giovani, anzi li ha sempre vissuti come un problema», sostiene Buffolo, con cui Atitsogbe si è presentata al primo turno in «ticket», dopo essersi incrociati in varie manifestaz­ioni. La città che sogna quest’avanguardi­a elettorale è allora «una città dove i giovani siano coinvolti dalla politica — rimarca Atitsogbe —. Spesso veniamo accusati, proprio in quanto giovani, di essere disinteres­sati o delinquent­i: la realtà è che abbiamo bisogno di luoghi in cui dialogare». E non solo. «Servono politiche giovanili che vadano oltre i bandi europei cui siamo abituati: spesso i giovani non si avvicinano a certe possibilit­à perché non le conoscono».

Chi osservava la festa sotto Palazzo Barbieri, nella notte tra domenica e ieri, cerchia il fatto che «Damiano ha liberato tantissime energie giovanili». Per Atitsogbe e gli altri, è il segno di «una rottura netta rispetto a quello che c’era prima. Ora sono fondamenta­li la partecipaz­ione e il coinvolgim­ento. Vogliamo cose fatte non “per” i giovani ma “dai” giovani».

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Bancaria Veronica Atitsogbe, 28 anni, ha origini togolesi

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