Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Ciambetti: «Potevamo fare di più ora ripartiamo per vincere Io pochi voti? Non era l’obiettivo»
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Tre anni fa alle Regionali ha ottenuto quasi diecimila preferenze (9.974, per la precisione), nel 2018 alle Comunali che hanno poi portato Francesco Rucco a Palazzo Trissino era stato il più votato della Lega con 257 «x» sul suo nome che lo hanno riportato in consiglio comunale. Ora invece, Roberto Ciambetti, che dal 2020 è presidente del consiglio regionale del Veneto, si è fermato a 86. E anche se al ballottaggio vincesse Rucco, Ciambetti rischia di essere fuori dai giochi.
Presidente, cosa è successo?
«In realtà, la mia presenza in lista era per dare una mano più che per i voti. Ero lì per dare visibilità e conoscenza al partito, ma i partiti a questa tornata elettorale sono rimasti un passo indietro. C’è da dire che l’ultimo mese ho avuto davvero molti impegni e non ho nemmeno fatto una vera campagna elettorale».
Fatto salvo Fratelli d’Italia (nel 2018 ha ottenuto l’1,67 per cento, oggi è al 10,02), tutti i partiti a Vicenza hanno dimezzato i voti. Il Pd da 23,86 per cento è sceso a 14,66 ma soprattutto la Lega è franata dal 15,88 per cento al 6,43.
«La Lega a Vicenza poteva comunicare meglio e fare di più. È bruciante la cosa. Adesso c’è un’analisi da fare».
Cosa è mancato o andato storto in casa Lega?
«In generale, in Veneto, come Lega abbiamo più difficoltà nei centri maggiori e, di contro, più dinamismo nelle realtà più piccole. Da quest’analisi, va esclusa Treviso che è un’isola felice: è un caso a sé, appunto. Detto questo, c’è tanto da lavorare come partito, con iniziative a tutti i livelli e a tutto campo: è necessario tornare a fare politica come facevamo in passato, fino a prima del Covid. Bisogna tornare a stare tra le persone, cosa è che con la pandemia è venuta meno e che, invece, in passato abbiamo sempre fatto». I conflitti interni in casa Lega hanno pesato sul voto e sulla disaffezione degli elettori?
«Sotto il profilo organizzativo, sì. A livello interno, intendo. Ma non ha inciso sulle scelte di voto degli elettori».
Spaventa la crescita di Fratelli d’Italia? A Vicenza ha guadagnato otto punti percentuali, nel Veneto orientale ha surclassato tutti…
«Se i voti rimangono nel centrodestra io sono sempre contento. Poi, se parliamo di Veneto orientale, lì c’è una storia e una tradizione in tal senso. Il tema da affrontare è tutt’al più un altro: è necessario tornare a fidelizzare le persone».
Come?
«Ripartendo a fare politica come si faceva prima della pandemia, come dicevo prima. Ma avremo modo di affrontare la questione, non subito però. Ora bisogna impegnarsi in altro».
Prima c’è appunto il ballottaggio…
«I prossimi quindici giorni saranno dedicati tutti per far vincere Rucco, le cui proposte sono decisamente più concrete di quelle di Giacomo Possamai, basta guardare i video della campagna elettorale. Ma Possamai ha una macchina organizzativa e comunicativa molto importante: ha fatto il rodaggio con la Regione, negli ultimi mesi è entrata in piena efficienza. Ora, noi dobbiamo riprendere tutto in mano in vista del secondo turno».
E dopo?
«Poi andrà fatta un’analisi politico-amministrativa interna al partito, a tutto campo, per approfondire quanto è successo».
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La Lega
Tra quindici giorni sarà tempo di un’analisi a tutto campo. I conflitti interni hanno inciso sull’organizzazione
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FdI
Contento se i voti restano nel centrodestra
I partiti in questa tornata elettorale sono rimasti un passo indietro