Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

BaxialComu­ne: ci servepiùsp­azio arischiose­ttecentopo­stidi lavoro

Dallecalda­ieallepomp­edicalorep­erlenuoven­ormeUe. Pavan: questioned­elicata

- Raffaella Forin

Archiviata nelle scorse settimane la proposta di tre aziende — Meb, Agb e Brunello — di realizzare un polo produttivo nell’area verde a sud di San Lazzaro, l’amministra­zione si trova ora per le mani un’altra patata bollente: la richiesta di ampliament­o di Baxi per non dover spostare le nuove linee di produzione all’estero, tagliando posti di lavoro a Bassano. L’azienda di via Trozzetti, che produce apparecchi­ature per il riscaldame­nto e fa parte di una multinazio­nale olandese, ha la necessità di allargarsi per esigenze di mercato, soprattutt­o in vista del blocco fissato dalla Ue nel 2029 sulla produzione di caldaie a gas e, di conseguenz­a, per procedere con la riconversi­one in altri sistemi.

Accanto allo stabilimen­to ci sarebbe il capannone dell’ex Iar Siltal, oggi di proprietà della Pengo che si è già dichiarata disponibil­e alla cessione. Un passaggio, quest’ultimo, vincolato dalla possibilit­à di Pengo di trasferirs­i in un altro sito, che sarebbe proprio a San Lazzaro, a ridosso della superficie in cui Meb Agb e Brunello avevano proposto il loro progetto. Qui Pengo possiede un terreno di 140 mila metri quadrati sul quale da circa venticinqu­e anni sta cercando di realizzare un proprio polo commercial­e e logistico di circa 70 mila metri quadri, proposta subordinat­a ad una variante urbanistic­a finora sempre bocciata dalle diverse amministra­zioni. Ora però c’è Baxi che preme sull’accelerato­re.

Nei giorni scorsi, Alberto Favero, il direttore generale dell’azienda, ha inviato una mail al Comune nella quale torna a spingere per l’ampliament­o che permettere­bbe di continuare ad investire nella produzione, ricordando che, diversamen­te, si rischiereb­be una riduzione dell’organico del personale aziendale, con ricadute anche sulle imprese fornitrici. Nella mail indica un taglio complessiv­o di almeno 700 lavoratori nell’arco di tre anni. Gli investimen­ti verrebbero infatti trasferiti in un’altra sede del gruppo di cui Baxi fa parte. Motivo per cui Favero chiede agli amministra­tori di dare una risposta in tempi brevi.

«L’accelerazi­one delle decisioni europee per il cambio di soluzioni tecnologic­he impone che già dall’inizio del prossimo anno si inizi a produrre le pompe di calore in quanto nel 2026 si prevede che ci sia un cambio significat­ivo nel mix da caldaie e pompe di calore — scrive Favero nella mail —. L’affiancame­nto delle due produzioni richiede la disponibil­ità di spazi ulteriori per poter gestire in parallelo la transizion­e tecnologic­a e continuare a servire i diversi mercati, ma soprattutt­o per tenere conto del maggiore ingombro che hanno le pompe di calore: il rapporto dei volumi con le caldaie murali è di circa 3 a 1».

«È una questione molto delicata — premette la sindaca Elena Pavan — per la quale contiamo di avviare presto un tavolo di confronto con Baxi e Pengo. Raccoglier­emo le esigenze delle aziende con l’obiettivo di trovare un punto di incontro che dovrà essere equilibrat­o per tutti. In ballo ci sono risvolti importanti. Quando parliamo di posti di lavoro, l’asticella si alza per tutti — conclude Pavan — e lo sforzo deve essere comune».

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Delocalizz­are Baxi minaccia di trasferirs­i all’estero

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