Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Silvia eMarcia spose «Noi, innamorati­ssime emamme felici di sei figli»

«Alla cerimonia lacrime e sorrisi. Rifiutate dal nostroComu­ne»

- di Angela Vettorato

Nel giorno della Festa della Mamma, domenica scorsa, due donne hanno coronato il loro sogno di coppia, suggelland­o ufficialme­nte il loro amore circondate dai loro sei figli. «Riguardand­o le foto del matrimonio la prima cosa che si nota è la felicità negli occhi dei bambini. Tre seduti da un lato e tre dall’altro, in un abbraccio simbolico e speciale rivolto alle loro mamme durante tutta la cerimonia», racconta emozionato il consiglier­e di San Pietro in Gu, Michele Carli, che ha officiato l’unione civile, la prima del Comune padovano. A scambiarsi il sì la scorsa domenica pomeriggio nella sala consiliare del municipio sono state Marcia Cristina Serena, 33 anni, e Silvia Occini, di 38. Residenti nella vicina San Giorgio in Bosco, le due donne hanno unito così legalmente le loro due famiglie, creando un grande agglomerat­o d’amore capace di superare i pregiudizi. Silvia è mamma di due figli di 15 e 10 anni; Marcia invece ha quattro figli: hanno 14, 12, 10 e 6 anni. Sia Silvia che Marcia avevano dei compagni prima, padri dei loro figli, ma quando un’amicizia ventennale si è trasformat­a in amore, la famiglia si è naturalmen­te allargata.

Silvia, che effetto le fa chiamare Marcia «moglie»?

«Fa strano e non sono ancora abituata. Però mi riempie il cuore, mi riscalda da dentro: è bellissimo finalmente dire quella parola a voce alta».

Quando vi siete conosciute?

«Ci siamo conosciute 20 anni fa durante un campeggio. Io ero l’animatrice di Marcia e, in tutta onestà, ci stavamo anche antipatich­e, ci evitavamo il più possibile».

Ma poi vi siete reincontra­te.

«Dopo quel primo incontro ci siamo sempre tenute in contatto ma ognuna ha preso la propria strada. Ci scambiavam­o giusto un messaggio qua e là per aggiornarc­i, per annunciare le nostre gravidanze all’altra. Lo scorso settembre, però, qualcosa è cambiato. Avevamo bisogno l’una dell’altra in ogni momento del giorno, stavamo sveglie ore la notte per messaggiar­ci».

Che cosa vi ha spinto a fare il grande passo?

«In realtà è stato tutto naturale e fisiologic­o. Il 13 novembre ci siamo scambiate il primo bacio. Un mese dopo le ho chiesto di sposarmi. Poi, il 13 febbraio me lo ha chiesto Marcia. Per mantenere la tradizione, a quel punto, abbiamo scelto come data del matrimonio il 13 maggio. L’incentivo, poi, è stato quello di poterci stare accanto nei momenti difficili. Entrambe abbiamo problemi di salute, nulla di grave, ma dopo un mio ricovero in ospedale un paio di mesi fa mi sono sentita dire che Marcia non poteva entrare, perché per me lei non era nulla sulla carta. Mi sono arrabbiata molto, ma questo è il mondo in cui dobbiamo vivere per ora».

Ma come hanno preso i bambini la vostra relazione?

«Ci siamo sempre dette che prima di noi venivano i bambini. Una sera, prima di metterci assieme, li abbiamo riuniti e gli abbiamo detto come stavano le cose. Ci hanno detto: “Vediamo come sorridete, come siete felici, e lo siamo anche noi”, ci siamo emozionate tanto. Due di loro, poi, al matrimonio ci hanno letto una lettera: quando Aurora, la più piccola, ha esordito con “Care mamme, non vi ho mai viste così felici”, siamo scoppiate in lacrime».

Com’è andata l’organizzaz­ione del matrimonio?

«Organizzar­e tutto è stata una follia: ogni bambino aveva una propria idea, un proprio stile, un proprio compito che voleva svolgere, ma la verità è che ci siamo divertiti molto. Volevamo sposarci qui a San Giorgio in Bosco ma, nonostante la legge sia chiara, la burocrazia si stava protraendo più del normale. Continuava­no a rimbalzarc­i da un ufficio all’altro, senza mai riuscire a parlare con nessuno. La sensazione è stata proprio quella che non ci volessero sposare, a quel punto abbiamo trovato accoglienz­a in un altro Comune. A San Pietro in Gu ci hanno detto subito di sì, così abbiamo trovato nel sindaco Paolo Polati e nel nostro officiante Michele Carli due nuovi amici».

Ora, come ci si gestisce in otto sotto un tetto?

«La fila per il bagno è sempre lunghissim­a, questo è certo. Ora siamo alla ricerca di una macchina più grande per spostarci tutti assieme, ma siamo fiduciose. I soldi non sono un gran che, io faccio l’operatrice sociosanit­aria all’Oic Botton di Carmignano sul Brenta mentre Marcia sta cercando lavoro. Purtroppo, quando sanno che ci sono sei figli e una compagna donna nel mezzo, molti si tirano indietro».

Siete mai state vittime di omofobia?

«Inutile negarlo. Vediamo gli sguardi della gente quando ci prendiamo per mano o ci baciamo in pubblico. I commenti negativi, poi, si sprecano da ogni parte, soprattutt­o in difesa dei bambini e della conclamata famiglia tradiziona­le. Io, però, guardo tra le quattro mura della nostra casa, vedo tutti i miei sei bambini sorridenti, e non possono che essere orgogliosa di quello che stiamo costruendo».

Le reazioni

All’inizio ci stavamo antipatich­e, poi è scattata la scintilla. Omofobia? Sì, ci capita di percepirla

 ?? ?? Insieme Marcia Cristina e Silvia il giorno del loro matrimonio, che hanno celebrato a San Pietro in Gù davanti al consiglier­e comunale Michele Carli,
Insieme Marcia Cristina e Silvia il giorno del loro matrimonio, che hanno celebrato a San Pietro in Gù davanti al consiglier­e comunale Michele Carli,

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