Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«Qualche successoma non basta Inutili i blocchi del traffico Attenzione a liquami e pesticidi»

Pivato del Bo: «Ci ammaliamo per le polveri». E incide anche il clima

- di Silvia Madiotto

A PADOVA Domeniche ecologiche e blocchi al traffico sono poco più che messaggi: contro lo smog servono incentivi per cambiare le caldaie inquinanti e monitoragg­i sull’agricoltur­a. Sono queste le prime ricette di Alberto Pivato docente del Dipartimen­to di Ingegneria civile e ambientale dell’Università di Padova, per (tentare di) migliorare l’aria del Veneto.

Professore, come sta l’aria che respiriamo?

«Se devo essere sintetico, la situazione è abbastanza grave. Questo non significa che non sia stato fatto niente, anzi, negli ultimi 10 anni ci sono stati decisi migliorame­nti. In area urbana le concentraz­ioni sono state ridotte del 16%, in linea con i risultati europei. Ma vorrei fare un esempio che fosse chiaro per tutti».

Prego.

«Quando voglio dimagrire, i primi chili li perdo facilmente. Sono i liquidi, vanno via presto. È su quelli successivi che si fa più fatica. Lo stesso vale per l’inquinamen­to. Abbiamo iniziato bene, ora servono politiche più drastiche ed è questo che il Veneto vuole fare con il nuovo piano della qualità dell’aria regionale. Servono interventi soprattutt­o economici anche perché ci sono evidenze importanti sulla correlazio­ne fra salute e qualità dell’aria». Ci ammaliamo di smog? «Per il Veneto non c’è una statistica. Ma in Europa l’inquinamen­to dell’aria provoca un incremento annuo di 790 mila morti, un tasso di 133 su 100 mila abitanti, e la riduzione della speranza di vita media è di 2,2 anni. L’inquinamen­to provoca malattie respirator­ie e danni soprattutt­o nei bambini. E fra le prime 25 città più inquinate d’Europa ci sono Padova, Venezia, Vicenza, Verona e Treviso».

L’Europa metterà paletti più stretti per le emissioni nocive nell’aria. Il Veneto li contesta perché troppo limitanti. Secondo lei, riuscirà a rispettarl­i?

«Non riusciremo a rimanere all’interno dei criteri. La Regione correttame­nte evidenzia risultati ottenuti e le azioni introdotte, e che la conca in cui viviamo e la situazione climatica non facilitano il migliorame­nto. Questo però non significa arrendersi o abbassare la guardia, soprattutt­o quando si parla di salute».

Le domeniche ecologiche e le limitazion­i al traffico da ottobre ad aprile servono?

« Non servono a niente, hanno una valenza puramente educativa. Si fanno perché sono a costo zero per le amministra­zioni, sono green friendly, ma senza beneficio per la qualità dell’aria. Migliorare il trasporto pubblico porterebbe benefici, ma servono risorse. Il traffico, tuttavia, è una sorgente minoritari­a, l’abbiamo visto durante la pandemia. Il Covid è stato una grande disgrazia, come tutti sappiamo, ma ci ha consegnato un caso studio reale che non avremmo mai potuto fare. I veicoli erano fermi in tutta la regione e lo smog non è calato. Le sorgenti principali sono altre».

Meglio gli incentivi per la sostituzio­ne delle caldaie?

«Assolutame­nte. Se parliamo di polveri sottili, una delle strategie più importanti è dedicata all’ammodernam­ento del riscaldame­nto domestico, in particolar­e delle caldaie a biomassa, a legno e a pellet. Gli enti locali mettono a disposizio­ne incentivi, ma l’investimen­to non è ancora sufficient­e». Altre iniziative più utili? «Una cosa che potrebbe essere utile, anche a favore dei produttori, sarebbe un monitoragg­io serio sulla qualità dell’aria nei territori a coltivazio­ni vinicola, per capire l’impatto dei pesticidi. Sempre in ambito agricolo, penso all’ami

"

Alberto Pivato

Non riusciremo­mai a rimanere dentro i nuovi criteri europei. Servono incentivi per le caldaie

moniaca, precursore delle polveri sottili. Reagisce e forma Pm indirette. Lo spandiment­o dei liquami dovrebbe essere interrato, ma purtroppo non sempre viene fatto».

Cosa fare per migliorare la qualità dell’aria?

«Servono investimen­ti sostanzios­i, non bastano pochi milioni all’anno. E serve un cambiament­o culturale: le questioni che riguardano l’aria vanno viste come le infrazioni stradali. Se superi i limiti stai sbagliando».

Il cambiament­o climatico incide sullo smog?

«È un’altra componente degli studi. Ci sono correlazio­ni ma non immediate. L’aumento della temperatur­a comporta anche una maggiore velocità delle reazioni chimiche nell’atmosfera».

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● Alberto Pivato è docente del Dipartimen­to di Ingegneria civile e ambientale all’università di Padova. Fra i suoi campi di ricerca ci sono controllo dell’inquinamen­to, gestione dei rifiuti, valutazion­e dell’impatto ambientale e analisi dei rischi
Chi è ● Alberto Pivato è docente del Dipartimen­to di Ingegneria civile e ambientale all’università di Padova. Fra i suoi campi di ricerca ci sono controllo dell’inquinamen­to, gestione dei rifiuti, valutazion­e dell’impatto ambientale e analisi dei rischi
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