Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Medicidibase inpensione: «Pronti a tornare al lavoro»
Il presidente della Scuola: «I giovani in formazione non possono assistere da soli fino a 1.200 pazienti»
Dottor Bruno Franco Novelletto, lei è il presidente della Scuola veneta di Medicina generale: non è un buon momento per i medici di famiglia, se ne sta discutendo da ieri al convegno «Curare il dato per curare il paziente», organizzato allo Sheraton di Padova dalla Svemg. L’Agenas dice che sono sempre meno ( 2.800 nel Veneto, -4,3% rispetto al 2021) e sempre più oberati di lavoro: il 59,8% ha oltre 1500 assistiti, il resto una media di 1.421.
«Sono alcune delle criticità messe in evidenza dalla pandemia e causa dello scarso appeal esercitato oggi dalla nostra professione sui laureati in Medicina, peraltro non formati dall’Università in questo specifico ambito. L’altro grave problema è il carico di burocrazia che toglie tempo ai pazienti e grava sul medico al punto che, una volta chiuso l’ambulatorio, ogni sera deve trascorrere ore a rispondere a telefonate, e-mail e messaggi degli assistiti».
Qual è la soluzione?
«Il medico di famiglia non può più lavorare da solo, dev’essere affiancato da un congruo numero di infermieri, in grado di sollevarlo da alcune mansioni e di parte del lavoro burocratico. Bisogna avere il tempo di ascoltare il paziente, conoscerne il grado di istruzione, sapere se riesce e vivere con la pensione, se abita da solo: fa parte della terapia. E poi penso che, come accade per gli ospedalieri, si dovrebbero richiamare i medici di famiglia in pensione».
La delibera regionale del 26 marzo 2019 già lo consente, ma sembrano di più i medici di base decisi ad andare in pensione prima possibile.
«Questo accade ai colleghi che stanno uscendo dai tre anni terribili della pandemia, ma chi è andato in pensione prima del 2020 secondo me potrebbe farci un pensiero. Io sono in quiescenza e sono pronto a tornare in ambulatorio. Potremmo affiancare come tutor i giovani in formazione, già autorizzati a prendere in carico fino a 1200 assistiti, e supportare i colleghi strutturati».
Non è d’accordo sull’assegnazione dei pazienti agli
Presidente iscritti al corso triennale di Medicina generale?
«No, non sono preparati, è un’assunzione di responsabilità enorme per un giovane che deve completare la formazione».
La riforma dell’assistenza territoriale prevista dal Pnrr fa perno sulle Case di comunità, ambulatori aperti dalle 8 alle 20 in cui lavoreranno medici di famiglia, infermiescambio: ri, amministrativi, specialisti ambulatoriali e assistenti sociali. In Veneto ne sono previste 99. Cosa ne pensa?
«Le Case di comunità non sono la panacea e soprattutto non tengono conto della necessità per ogni cittadino di avere un rapporto continuativo di fiducia con il proprio medico, di poter identificare in un ambulatorio un punto di riferimento nel tempo. Le Case di comunità cancellano il concetto di prossimità, di vicinanza alla gente, perché ne sorgerà una ogni 4050mila abitanti. Un assistito perde quel contatto stretto con il dottore e rischia pure di dover percorrere chilometri per raggiungere la struttura assegnata».
Insomma da una parte i medici di famiglia non possono più lavorare da soli per l’eccessivo carico di lavoro, dall’altra la loro vocazione rischia di essere annullata dalla riforma. Che fare?
«Le Case di comunità potrebbero essere concepite come centri di consulenza, per esempio per la conferma di diagnosi complesse, e intanto si dovrebbe continuare sulla strada delle Medicine di gruppo integrate. Introdotte dalla Regione nel 2015, oggi arrivate a 80 e già fondate sull’associazione di più medici di famiglia affiancati da infermieri e amministrativi».
Parliamo dei pazienti: come stanno i veneti?
«Con l’aumentare della prospettiva di vita aumentano le malattie croniche e il numero di problemi per paziente, partendo da diabete, patologie cardiovascolari, ipertensione e demenze. È importante poter disporre di una cartella clinica informatizzata, che consente di pianificare per ogni soggetto specifici interventi clinico-assistenziali e di prevenzione e di stratificare la popolazione per gruppo di pazienti con diversa complessità assistenziale».
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Il bando integrale di gara è stato inviato alla G.U.U.E in data 05/05/2023 e alla G.U.R.I. in data 05/05/2023, ed è disponibile in forma completa e sul sito https://portalegare. avmspa.it alla sezione “Gare e procedure in corso – Riferimento procedura G28322”. L’offerta dovrà pervenire entro e non oltre le ore 12:00 del giorno 15/06/2023.