Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Tav e Ponte Alto, avvertimento a Rfi «Niente ritardi sui lavori e garanzie»
Riunione «politica» ieri pomeriggio tra Provincia, Palazzo Trissino e Camera di commercio
Nessun atto di fede sulle parole di Rete Ferroviaria Italiana e IricavDue. Sul Tav in generale, e sulla questione dell’abbattimento del viadotto in viale degli Scaligeri in particolare, gli enti pubblici vicentini fanno quadrato. E che siano loro stessi ad ammettere che se la questione fosse stata affrontata prima oggi lo scenario sarebbe diverso, è l’altro aspetto del problema.
Il primo input della riunione «politica» svoltasi nel primo pomeriggio di ieri a Palazzo Nievo, sede della Provincia, è qui. Il secondo input sta in una sorta di avvertimento che sarà messo nero su bianco e spedito a Rfi e IricavDue in risposta alla riunione tecnica del 15 aprile: il viadotto non sarà abbattuto prima della realizzazione delle opere viabilistiche alternative concordate a ovest della città. Si parla dei cosiddetti tre varchi. Opere, per inciso, che rimarranno anche a lavori Tav conclusi. Stando agli accordi queste opere destinate a mitigare gli effetti negativi dell’abbattimento del viadotto sul traffico devono essere realizzate entro il trentaseiesimo mese dalla firma dell’Atto integrativo dell’Affidamento del progetto e dei lavori. Firma che è avvenuta a settembre 2023. Ciò significa, sulla carta, che si potrebbe essere già in ritardo.
A riunirsi ieri pomeriggio una quindicina di persone. In testa il presidente della Provincia Andrea Nardin, il sindaco Giacomo Possamai, i delegati di Camera di commercio e delle categorie economiche. Da quanto è emerso l’intenzione è ottenere garanzie e tutele per scritto su tutti i fronti. Tanto che la Provincia si incaricherà di coinvolgere nel confronto anche la Regione Veneto. Il punto di partenza che ha giustificato il vertice è la soluzione proposta da Vi.Abilità (leggi Provincia) alternativa all’abbattimento del viadotto strategico che collega i distretti produttivi del Vicentino con la città e questi al casello autostradale di Vicenza Ovest. L’alternativa è stata bocciata da Rfi ma la circostanza che alcuni elementi del report scritto da IricavDue e utilizzato da Rfi per il «no» siano diventati di dominio pubblico, di fatto ha costretto Rfi a una marcia indietro. Ossia ad aprire, con alcune modifiche, a una soluzione che Rfi aveva ipotizzato come extrema ratio: l’inizio della ricostruzione di una careggiata del viadotto nel momento stesso dell’abbattimento con l’obiettivo di renderla percorribile a doppio senso di marcia dal diciottesimo mese dall’inizio della ricostruzione. E rimandando al trentesimo mese dall’inizio della ricostruzione la conclusione dell’opera e la piena percorribilità del viadotto.
Gli enti pubblici vicentini, oggi, ritengono quest’ultima soluzione una strada percorribile ma solo a patto che i cosiddetti tre varchi siano realizzati in tempo utile.
Nel frattempo, ancora, Provincia, Comune e Camera di commercio chiederanno comunque a Rfi e IricavDue di approfondire ancora l’alternativa redatta a suo tempo da Vi.Abilità. Tutti questi elementi saranno scritti e inviati a committente e realizzatore del Tav. In Comune e Provincia non si aspettano risposte in tempi brevi. Sullo sfondo un rapporto fiduciario da ricostruire e garanzie da mettere nero su bianco.
Studio Sarà chiesto anche di approfondire l’alternativa redatta a suo tempo da Vi.Abilità