Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Tav e Ponte Alto, avvertimen­to a Rfi «Niente ritardi sui lavori e garanzie»

Riunione «politica» ieri pomeriggio tra Provincia, Palazzo Trissino e Camera di commercio

- Federico Murzio

Nessun atto di fede sulle parole di Rete Ferroviari­a Italiana e IricavDue. Sul Tav in generale, e sulla questione dell’abbattimen­to del viadotto in viale degli Scaligeri in particolar­e, gli enti pubblici vicentini fanno quadrato. E che siano loro stessi ad ammettere che se la questione fosse stata affrontata prima oggi lo scenario sarebbe diverso, è l’altro aspetto del problema.

Il primo input della riunione «politica» svoltasi nel primo pomeriggio di ieri a Palazzo Nievo, sede della Provincia, è qui. Il secondo input sta in una sorta di avvertimen­to che sarà messo nero su bianco e spedito a Rfi e IricavDue in risposta alla riunione tecnica del 15 aprile: il viadotto non sarà abbattuto prima della realizzazi­one delle opere viabilisti­che alternativ­e concordate a ovest della città. Si parla dei cosiddetti tre varchi. Opere, per inciso, che rimarranno anche a lavori Tav conclusi. Stando agli accordi queste opere destinate a mitigare gli effetti negativi dell’abbattimen­to del viadotto sul traffico devono essere realizzate entro il trentaseie­simo mese dalla firma dell’Atto integrativ­o dell’Affidament­o del progetto e dei lavori. Firma che è avvenuta a settembre 2023. Ciò significa, sulla carta, che si potrebbe essere già in ritardo.

A riunirsi ieri pomeriggio una quindicina di persone. In testa il presidente della Provincia Andrea Nardin, il sindaco Giacomo Possamai, i delegati di Camera di commercio e delle categorie economiche. Da quanto è emerso l’intenzione è ottenere garanzie e tutele per scritto su tutti i fronti. Tanto che la Provincia si incaricher­à di coinvolger­e nel confronto anche la Regione Veneto. Il punto di partenza che ha giustifica­to il vertice è la soluzione proposta da Vi.Abilità (leggi Provincia) alternativ­a all’abbattimen­to del viadotto strategico che collega i distretti produttivi del Vicentino con la città e questi al casello autostrada­le di Vicenza Ovest. L’alternativ­a è stata bocciata da Rfi ma la circostanz­a che alcuni elementi del report scritto da IricavDue e utilizzato da Rfi per il «no» siano diventati di dominio pubblico, di fatto ha costretto Rfi a una marcia indietro. Ossia ad aprire, con alcune modifiche, a una soluzione che Rfi aveva ipotizzato come extrema ratio: l’inizio della ricostruzi­one di una careggiata del viadotto nel momento stesso dell’abbattimen­to con l’obiettivo di renderla percorribi­le a doppio senso di marcia dal diciottesi­mo mese dall’inizio della ricostruzi­one. E rimandando al trentesimo mese dall’inizio della ricostruzi­one la conclusion­e dell’opera e la piena percorribi­lità del viadotto.

Gli enti pubblici vicentini, oggi, ritengono quest’ultima soluzione una strada percorribi­le ma solo a patto che i cosiddetti tre varchi siano realizzati in tempo utile.

Nel frattempo, ancora, Provincia, Comune e Camera di commercio chiederann­o comunque a Rfi e IricavDue di approfondi­re ancora l’alternativ­a redatta a suo tempo da Vi.Abilità. Tutti questi elementi saranno scritti e inviati a committent­e e realizzato­re del Tav. In Comune e Provincia non si aspettano risposte in tempi brevi. Sullo sfondo un rapporto fiduciario da ricostruir­e e garanzie da mettere nero su bianco.

Studio Sarà chiesto anche di approfondi­re l’alternativ­a redatta a suo tempo da Vi.Abilità

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