Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Rasia, unmistero lungo sette anni «Voglio sapere la verità sumiozio»
L’ex chimico è sparito nel 2017 dopo una camminata serale, il nipote non demorde
MONTECCHIO MAGGIORE «Anche se sono passati anni, insieme all’associazione Penelope stiamo andando avanti per arrivare alla verità sulla scomparsa di mio zio. Purtroppo le ricerche nel caso di un allontanamento volontario si esauriscono in poco tempo, diversamente da quelle in cui subentra un possibile dolo e tante volte le sparizioni si trasformano in caso di omicidio, come nel caso di Giulia Cecchettin». Non si dà pace Emanuele Servidati, nipote di Mario Rasia di cui non si hanno più notizie dal giugno 2017. Servidati ha ripercorso tutto il dolore degli ultimi anni dopo che ieri, per una questione legale relativa a una imminente sentenza sulla gestione dei beni, su questo quotidiano è stata pubblicata la dichiarazione di «assenza» del tribunale civile di Vicenza nei confronti di Rasia, pensionato classe 1932 di Montecchio Maggiore scomparso la sera del 23 giugno 2017 da Recoaro. Nonostante le ricerche effettuate a più riprese da parte di decine di uomini del Soccorso alpino, vigili del fuoco, carabinieri e protezione civile con tanto di elicottero, coadiuvati da unità cinofile e sommozzatori, a distanza di quasi sette anni il mistero sull’anziano, originario di Cornedo e con un passato alla Fis come chimico, permane. L’allora 85enne si trovava in villeggiatura a Recoaro Mille in un appartamento del complesso Castiglieri con il nipote Servidati, che non vedendolo rientrare dalla passeggiata serale e non riuscendo più a mettersi in contatto con lui ha lanciato l’allarme. Per trovare risposte alla drammatica vicenda Servidati si era rivolto alla Rai, a «Chi l’ha visto?» e poi si è appoggiato all’associazione Penelope, che affianca i familiari e gli amici delle persone scomparse e della quale oggi è vicepresidente.
Il mistero sulla sparizione di Rasia resta, anche se il nipote non intende mollare la presa. «Con l’associazione avevamo incontrato il prefetto precedente Pietro Signoriello - racconta ancora Servidati - Lui aveva stabilito di riprendere le ricerche di mio zio e di Maria Pia Forestan, scomparsa a Monteviale nel 2014, perché non era in grado di darsi una spiegazione. Poi è iniziata la pandemia da Covid e non si è più fatto niente e dobbiamo ancora parlare con il nuovo prefetto. Io ancora un anno fa, tramite l’avvocato Agron Xhanaj, ho fatto una richiesta di accesso agli atti, perché secondo me non si può parlare di allontanamento volontario, nonostante sia stata battuta solamente quella pista». A detta di Servidati, sussisterebbe una serie di elementi che farebbero pensare a un omicidio, seppur non intenzionale. «Per me la cosa più probabile è che mio zio sia stato vittima di un incidente - prosegue il nipote di Rasia -, l’ho detto diverse volte anche ai carabinieri, fin dall’inizio di questa dolorosa vicenda. Quando il giorno dopo siamo andati a cercarlo c’erano due auto che si inseguivano, su una stradina battuta che con ogni probabilità lui percorreva alla sera prima di tornare alle sue letture. Io ho sempre avuto un senso di impotenza a riguardo, ho anche preparato uno scritto da mandare al procuratore, ma senza risultati».