Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
« I giardini di Venezia sono gemme pregiate» nd
Ilvolume(Marsilio Arte) del direttore di Venetian Heritage. Unamappadi53spazi verdi Toto Bergamo Rossi: sono la chiave d’accesso a dimore vissute
C’è la storia fin dalle origini, quando le genti venete che si rifugiarono nell’estuario dell’insalubre laguna per proteggersi dalle invasioni barbariche dovettero modificare la natura degli isolotti argillosi, piantando pali di legno per costruire le fondamenta delle abitazioni e arginando alcuni appezzamenti di terra per coltivare ortaggi. In questo racconto che solca i secoli - con Marco Polo, la Serenissima, le dominazioni straniere e Napoleone - s’intersecano arte, architettura, botanica. Non solo le luci argentee e le magie dei riflessi sull’acqua: Venezia è anche città di orti e giardini, pubblici e privati. «I giardini di Venezia» sono i protagonisti del volume edito da Marsilio Arte (in libreria da oggi) curato da Toto Bergamo Rossi con Marco Bay, corredato dall’apparato fotografico di Marco Valmarana. Se Bay annota gli aspetti più botanici, Bergamo Rossi ripercorre l’evoluzione stilistica e la storia del giardino veneziano. Da Villa Hériot
Tesori alla Giudecca, dalla facciata eclettica veneto-bizantina, a Palazzo Civran Grimani a San Polo, con la statua di Diana che troneggia al centro del parterre erboso; dai Giardini Reali restaurati di recente da Venice Gardens Foundation, alla Fondazione Cini sull’Isola di San Giorgio, tra chiostri e cortili, fino al vernacolare Giardino di San Giovanni Evangelista sull’Isola di Torcello.
Toto Bergamo Rossi, cosa significa possedere uno spazio verde a Venezia?
« È come avere un’opera d’arte, sono gemme pregiate. Come scrive nella prefazione del libro Diane Von Furstenberg sono “come dei preziosi smeraldi incastonati in una montatura di un elaborato gioiello d’oro”. Il verde nella città dogale è una rarità, ma va ricordato che i giardini dei nobili veneziani erano in campagna, nelle ville in terraferma. Va rimarcato, inoltre, che una parte di verde privato a cavallo tra Otto e Novecento è sparito, sacrificato per costruirci sopra».
Il libro propone un’attenta mappatura di 53 giardini pubblici e privati.
«Dietro ogni giardino è stata fatta un’accurata ricerca. È stato fatto ordine su pubblicazioni precedenti sui giardini veneziani correggendo alcune inesattezze di corrispondenze tra luoghi e nomi».
È ricco di memorie di famiglia e di costume.
«Il giardino è la chiave d’accesso a dimore vissute. Da quel Palazzo Malipiero Barnabò frequentato assiduamente da Giacomo Casanova, dal giardino che costeggia il Canal Grande, scandito dalla partizione delle siepi di bosso che contengono rose e ortensie; a Ca’ Tron, ora sede dello Iuav, dove Caterina Dolfin teneva un vivace salotto culturale. Molto ammirata per la sua bellezza, divenne nota per le innumerevoli avventure sentimentali. Il palazzo e il giardino dei Tron ospitarono straordinari ricevimenti, come quello dato in onore dell’imperatore d’Austria Giuseppe
II».
Qual è il giardino più maestoso?
« Direi Palazzo Soranzo Cappello, nel sestiere di Santa Croce, sede della Sovrintendenza. È molto grande, ha conservato la corte a masegni, il tempietto e tutta la statuaria originaria, con le 12 statue in pietra tenera di Vicenza raffiguranti i Cesari, allestite sopra piedistalli entro nicchie ad arco a tutto sesto. Questa elegante soluzione scenografica è stata di recente attribuita a Baldassare Longhena. Luogo di grande fascino, qui Henry James ha ambientato Il carteggio Aspern e Gabriele d’Annunzio alcuni brani de Il fuoco ».
Il più romantico?
«Il Giardino delle Vergini, ridisegnato nel 2009 dall’architetto paesaggista olandese Piet Oudolf su commissione della Biennale, recuperando un’area verde degradata nell’Arsenale. Tra i possenti rami dei platani salvati, s’intravedono le torri neogotiche dell’Arsenale e il campanile in pietra d’Istria di San Pietro di Castello».
Il più nascosto?
«I Giardini Corner a Casa del Leone alla Giudecca: perché non te li aspetti. Lo spazio verde affacciato sulla laguna si presenta con un aspetto formale caratterizzato da siepi con disegno geometrico ornate al centro da colorate fioriture, mentre il giardino retrostante l’edificio ospita pergole di vite, alberi da frutto, rose e gli ortaggi tipici della laguna veneziana»
Il più originale?
«Il Giardino delle Sculture all’interno dell’ex Padiglione Italia ai Giardini della Biennale, progettato da Carlo Scarpa nel 1952. Questo piccolo gioiello ricorda un patio e allo stesso tempo una stanza a cielo aperto».