“Ha avuto più carburante di quello fatturato”
▶ PERUGIA
( AleBor) Non c’è stato solo l’acquisto di carburante “a prezzo molto competitivo”, secondogli inquirenti. Leintercettazioni indicherebbero anche l’acquisto di quantità maggiori rispetto a quelle fatturate. Sarebbequesto, secondo gli investigatori delle fiammegialle, ildoppiovantaggio conseguito da Mauro Olivi dai rapporti commerciali con il cosiddetto “gruppo Russo”, ossia una delle due presunte associazioni a delinquere finalizzate alle frodi fiscali individuate nell’indagineGoodPlatts. Ci si può chiedere perché l’imprenditore diTavernelle, finito agli arresti insieme ad altri, avrebbe potuto fruire di un beneficio ulteriore, ossia quantitativi maggiori di prodotto rispetto a quello che formalmente risultava acquistato, oltre al fatto di pagarlo meno. Il gip una spiegazione la trova nella stessa ipotesi di una “partecipazione attiva” al sodalizio, che poteva contare sulla disponibilità del deposito dell’imprenditore in vista di operazioni commerciali del “gruppo” con altri distributori. La realtà aziendale di cui Olivi era a capo all’epoca dei fatti contestati (riferiti dalla procura aunarcotemporale preciso, “dal 2015 a oggi”), insomma, sarebbe stata utile al presunto sodalizio (come a quello ricondot- to dalle fiammegialle aGiovanni Tanzarella) per consentire un’espansione commerciale per carburante a prezzi “fuori mercato”. E’ previsto oggi l’interrogatorio con il gip. Probabile che l’esame verterà proprio sui rapporti economici di Oliviconsocietà ritenute dagli inquirenti legate ai due “gruppi”.
Sotto la lente potrebbe finire anche un aspetto tecnico ma tutt’altro che secondario: i presunti ribassi sospetti rispetto alla quotazione “Platts”. E’ un’agenzia specializzataconsede aLondra a definire il valore per la commercializzazionedi prodotti petroliferi. Chissà che la difesa di Olivi, rappresentata dagli avvocati Francesco Blasi e Fernando Mucci, già in questa fase non si concentri sulla natura di tale parametro, comunque non normativamente imposto.
Di sicuro verrà rimarcato che l’imprenditore umbro, dal canto suo, l’Iva la pagava e non potrebbe certo rispondere dei presunti mancati versamenti da parte di coloro da cui acquistava. Il meccanismo ipotizzato da- gli investigatori così prevede: sarebbero state le società cosiddette “cartiere” a non versare all’erario l’imposta. La possibilità, per i destinatari finali, di acquistare carburante a prezzi “fuori mercato”, come spiegato dagli investigatori, eraappuntolegata all’uso di società di comodo create proprio allo scopodi accollareadesse l’Iva sul prodotto (che grava per il 22 per cento sul costo industriale). Quandoscoccava il momento di dover versare al fisco il dovuto, la riscossione, in qualche, modo, diventava impossibile. ◀