La gente di Papiano punta i piedi
▶ MARSCIANO-"Unaquestione da affrontare a livello urbanistico e autorizzativo. Perché secondo noi il Comunenonpotrà concedere nessuna autorizzazione all’azienda in questione". Quella dell’attività insalubre che potrebbe insediarsi a Papiano è una vicenda che sta generando polemiche, interrogativi e aspetti da approfondire. Alcuniapparsi controversi sin dall’inizio. Almeno per L’Altra Marsciano, che sin dall’avvenuta concessione, da parte del Comune, del permesso a costruire all’azienda Arkedil, che al momento determina la presenza nella zona industriale della frazione di un impianto mobile per la produzione di conglomerati bituminosi, ha espresso la volontà di vederci chiaro, evidenziando aspetti connessi al regolamento urbanistico e alle autorizzazioni. "Nel regolamento urbanistico - si legge in una nota dell’ex capogruppoconsiliareFederico Santi - sono posti limiti per ledistanze delle attività insalubri dai nuclei abitati. Visto che ormai è chiaro che la maggio- ranza non voglia definire in consiglio questo concetto (cosa si intende per nucleo abitato?), sarà difficile annullare l’autorizzazione urbanistica già concessa". La questione delledistanze è stata ancheog- getto del testo della petizione presentata dai cittadini di Papiano. Il nodo è anche quello delle autorizzazioni. L’aziendahaavuto quella per insediare un impianto che però per iniziare a produrreha bisogno di quella ambientale. "Al di là del permesso a costruire - prosegueL’AltraMarsciano - ora è in ballo l’autorizzazione dell’esercizio vero e proprio. In questa sede concorronoi pareri degli enti preposti e il regola- mento per le attività insalubri. Che però all’articolo 4 non lascia scampo secondo noi a dubbi rispetto alle distanze che gli insediamenti di questo tipo ("per la conservazione e lavorazione di materie capaci di provocare lo sviluppo di odori sgradevoli") devono rispettare. Quindi il riferimento non è solo alle discipline insalubri (definizione che prevede eccezioni legislative nazionali non previste nel regolamento comunale), ma per qualunque insediamento capace di sviluppare odori sgradevoli. Risulta quindi impossibile l’autorizzazione dell’impianto senza palesi violazioni di un chiaro regolamento comunale votato all’unanimità. Amenochenonsi tentidi dimostrare nei 20 giorni di rinvio intercorsi dalla prima Conferenza dei servizi, che questa attività - conclude Santi - sia talmente ’green’ da sviluppare profumo di rose". ◀