Un viaggio nel futuro con Paolini al Morlacchi
▶ PERUGIA
L'ultimo spettacolo della stagione di prosa 2017/2018 delTeatroMorlacchi di Perugia è affidato alla fantastica forza narrativadiMarcoPaolini che ne Le avventure di Numero Primo, da stasera a domenica 25 marzo, ci accompagna in un viaggio immaginifico nel futuro. Raccontare storie ambientate nel futuroprossimo èunesercizioconfinato in un genere: la fantascienza. Esiste una tradizione di fantascienza in letteratura e nel cinema ma a teatro non è molto diffusa. NumeroPrimoèunastoria che racconta di un futuro probabile fatto di cose, di bestie ediumanirimescolati insieme come si fa con le carte prima di giocare. NumeroPrimoè ancheilsoprannomedel protagonista, figlio di Ettore e di madre incerta. Maanche le cose e le bestie hanno voci e pensieri in questa storia. Marco Paolini e GianfrancoBettin, coautoridi questo lavoro, sono partiti da alcune domande: Qual è il rapporto di ciascuno di noi con l'evoluzione delle tecnologie? Quantotempodellanostra vita esse occupano? Quanto ci interessa sapere di loro? Quali domande ci poniamo e quali invece noa proposito del ritmo di adeguamento che ci impongono per stare al loro passo? Quanto sottile è il confine tra intelligenza biologica e intelligenza artificiale? Se c'èunadirezione c'è anche una destinazione di tutto questo movimento? Nella stazione spaziale del film2001Odissea nello spazio ci sono cabine telefoniche adisposizione dei viaggiatori, sono modernissime, confortevoli e permettono di fare videochiamate, masonofisse. Nessunodei protagonisti del film usa un telefono portatile o un palmare. In 20.000 leghe sotto i mari Jules Verne immagina l'uso di energie, materiali e tecnologie che assomigliano moltissimo a quelli che sono stati effettivamente poi usati per i moderni sottomarini. Male previsioni più stupefacenti e azzeccate sul futuro sembrano quelle contenute nelle Mille e una notte: l'invenzione del password "apriti sesamo" e del touch-screen della lampada di Aladino. Possiamoquindi aspettareconfiducia l'avvento del tappeto volante in tempi ragionevoli. In conclusione è molto più difficile fare previsioni sul futuro a breve che a lungo termine. Eppure il futuro prossimo dovrebbe far parte di un orizzonte a cui guardareconattenzione. Unpresentedilatato come quello in cui viviamo rischia sia di cancellare la memoria del passato, sia di inibireogni ragionamento sul futuro, dando per scontato che si tratti diunaggiornamento del presente, un aggiornamento "compatibile" con il presente. Il termine antropocene è stato adottato dalla comunità scientifica per identificare una giovanissima era geologica caratterizzata dall' azione prevalente del fattore umano come causa di trasformazione del pianeta. Apparentemente l'antropocene ègovernato daunprincipio difficile da comprendere per il mondo scientifico: la moda. Tutto ciò che non è di moda fatica a sopravvivere, o si estingue: vale per le cose, per gli animali, per le istituzioni, per lebuoneidee e per le migliori intenzioni. L'antropocene è la più volubile era geologica mai vista sul pianeta. Le nuove tecnologie sono di moda per definizione, ma spesso invecchiano in fretta generando però nuove attese. E se a cambiare rapidamente non fossero solo le cose e gli scenari intorno a noi, ma noi stessi, un po' per scelta e un po' per necessità? E in tal caso verso quale direzione o destinazione? Dovremo forse chiederlo alla moda. Al narratore sulla scena tocca ilcompito di rendere credibili cose possibili domani, ma che oggi appaiono inverosimili. L'orizzonte temporale immaginato riguarda i prossimi 5000giorni e solopensandoaquanto il mondo delle cose sia cambiato nei 5000 giorni appena trascorsi risulta quantomeno necessario guardare al futuro con il beneficio del dubbio rispetto a ciò che oggi è ancora inverosimile. ◀