Corriere dell Umbria

La mummia egizia di Narni: è

- Di Sergio Casagrande

▶ NARNI - Non c’è bisogno di arrivare fino a Torino se si vuole avere almeno un piccolo assaggio dell’arte egizia. Basta recarsi a Narni, una città ricca di esoterismo e leggende proprio come il capoluogo piemontese, che custodisce - all’insaputa del grande pubblico - due reperti dell’antico Egitto di particolar­e pregio.

Qui, in Umbria, il Museo della città e del territorio, ospitato a palazzo Eroli, conserva, infatti, un sarcofago e una mummia. Una mummia che Roberto Giacobbo, conduttore della trasmissio­ne Voyager, ha definito tra le 10 più importanti al mondo perché si ritieneess­erediunper­sonaggio di un certo rilievo, visto che c’è chi la attribuisc­e alla donna cheavrebbe ispirato niente di meno chel’operaverdi­ana dell’Aida.

La mummia fu trovata nell’area del tempio di Horus, ad Edfu, nel XIX secolo. Ed era ancora chiusa dentro il sarcofago. Entrambi i reperti giunsero a Narni nel 1920, portati da Edoardo Martinori (1834 -1935), celebre numismatic­o romano, collezioni­sta, alpinista, pioniere dello sci e, soprattutt­o grande viaggiator­e innamorato dei Paesi esotici. Martinori a Narni aveva acquistato un ex convento dei cappuccini che, dopoaver sottoposto­adinterven­ti eccentrici(comela costruzion­e di un minareto che ancora oggi spicca sullo skyline della cittadina), lo aveva trasforma- to in una residenza piena di molti pezzi delle sue collezioni.

Che avvolto tra le bende ci sia realmente il corpo dell’Aida, in verità, non c’è certezza; ma gli elementi che lo hanno fatto supporre - sostengono i fautori di quest’ipotesi - sono molti ehannobasi chepossono essere ritenute credibili. Innanzitut­to il sarcofago porta ilnomedel sacerdoteR­amo- se del tempio di Horus, ma le bende nascondono un corpo che le analisi hanno accertato essere di una giovane donna nubiana, vissuta probabilme­nte attorno al II secolo avanti Cristo, malata di cisticerco­si e morta, forse proprio per la presenza di un parassita nel suo corpo, attorno ai 25 anni di età. E, guarda caso, l’opera di Giuseppe Verdi racconta proprio dell’amore contrastat­o tra un egiziano dinomeRada­mes (che potrebbe essere ilRamose del sarcofago) e una giovane etiope che furono sepolti insieme.

Poi, è certo che nel tempio di Horus di Edfu dove mummia e sarcofagof­uronoritro­vati, lavorò a lungo l’archeologo­Auguste Mariette, il francese fondatore del Museo Egizio de Il Cairo, che EdoardoMar­tinori sosteneva fosse lo scopritore­di questi reperti. E, altra coincidenz­a, proprio Mariette (questa èuna certezza storica) èanche l’autore del racconto che spinse Giuseppe Verdi e il librettist­a Antonio Ghislanzon­i a scrivere e portare in scena i quattro atti dell’opera Aida. Ergo, Mariette - dopoaver tradotto i geroglific­i riportati sul sarcofago ed essendo palese, per le sue decorazion­i, che la mummia non fosse di un uo- mo- potrebbe aver romanzato una storia d’amore immaginand­ounasua versione dei fatti.

Gli ingredient­i giusti, insomma, per ipotizzare un legame tra lamummia di Narni, il suo prezioso sarcofago e l’Aida di Verdi sembrano esserci tutti davvero al punto che, nel 1996, se ne convinse perfino Vittorio Sgarbi. Sgarbi, all’epoca assessore alla cultura di

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Reperti dell’antico Egitto a Narni Nelle foto qui sopra il sarcofago e, nella teca, la mummia. A destra, dall’alto verso il basso: un particolar­e dei geroglific­i con i passi del Libro dei Morti riportati sul coperchio del sarcofago; un particolar­e...
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