La mummia egizia di Narni: è
▶ NARNI - Non c’è bisogno di arrivare fino a Torino se si vuole avere almeno un piccolo assaggio dell’arte egizia. Basta recarsi a Narni, una città ricca di esoterismo e leggende proprio come il capoluogo piemontese, che custodisce - all’insaputa del grande pubblico - due reperti dell’antico Egitto di particolare pregio.
Qui, in Umbria, il Museo della città e del territorio, ospitato a palazzo Eroli, conserva, infatti, un sarcofago e una mummia. Una mummia che Roberto Giacobbo, conduttore della trasmissione Voyager, ha definito tra le 10 più importanti al mondo perché si ritieneesserediunpersonaggio di un certo rilievo, visto che c’è chi la attribuisce alla donna cheavrebbe ispirato niente di meno chel’operaverdiana dell’Aida.
La mummia fu trovata nell’area del tempio di Horus, ad Edfu, nel XIX secolo. Ed era ancora chiusa dentro il sarcofago. Entrambi i reperti giunsero a Narni nel 1920, portati da Edoardo Martinori (1834 -1935), celebre numismatico romano, collezionista, alpinista, pioniere dello sci e, soprattutto grande viaggiatore innamorato dei Paesi esotici. Martinori a Narni aveva acquistato un ex convento dei cappuccini che, dopoaver sottopostoadinterventi eccentrici(comela costruzione di un minareto che ancora oggi spicca sullo skyline della cittadina), lo aveva trasforma- to in una residenza piena di molti pezzi delle sue collezioni.
Che avvolto tra le bende ci sia realmente il corpo dell’Aida, in verità, non c’è certezza; ma gli elementi che lo hanno fatto supporre - sostengono i fautori di quest’ipotesi - sono molti ehannobasi chepossono essere ritenute credibili. Innanzitutto il sarcofago porta ilnomedel sacerdoteRamo- se del tempio di Horus, ma le bende nascondono un corpo che le analisi hanno accertato essere di una giovane donna nubiana, vissuta probabilmente attorno al II secolo avanti Cristo, malata di cisticercosi e morta, forse proprio per la presenza di un parassita nel suo corpo, attorno ai 25 anni di età. E, guarda caso, l’opera di Giuseppe Verdi racconta proprio dell’amore contrastato tra un egiziano dinomeRadames (che potrebbe essere ilRamose del sarcofago) e una giovane etiope che furono sepolti insieme.
Poi, è certo che nel tempio di Horus di Edfu dove mummia e sarcofagofuronoritrovati, lavorò a lungo l’archeologoAuguste Mariette, il francese fondatore del Museo Egizio de Il Cairo, che EdoardoMartinori sosteneva fosse lo scopritoredi questi reperti. E, altra coincidenza, proprio Mariette (questa èuna certezza storica) èanche l’autore del racconto che spinse Giuseppe Verdi e il librettista Antonio Ghislanzoni a scrivere e portare in scena i quattro atti dell’opera Aida. Ergo, Mariette - dopoaver tradotto i geroglifici riportati sul sarcofago ed essendo palese, per le sue decorazioni, che la mummia non fosse di un uo- mo- potrebbe aver romanzato una storia d’amore immaginandounasua versione dei fatti.
Gli ingredienti giusti, insomma, per ipotizzare un legame tra lamummia di Narni, il suo prezioso sarcofago e l’Aida di Verdi sembrano esserci tutti davvero al punto che, nel 1996, se ne convinse perfino Vittorio Sgarbi. Sgarbi, all’epoca assessore alla cultura di