Cambridge Analytica, l’Italia vuole vederci chiaro Aperto un fascicolo
La procura di Roma avvia un’inchiesta senza indagati né ipotesi di reato dopo l’esposto presentato dal Codacons in relazione al caso “Datagate”
▶ ROMA - Il ‘Datagate’ finisce in procura a Roma. A piazzale Clodio infatti è stato aperto un fascicolo, al momento senza indagati né ipotesidi reato, dopol’esposto presentato dal Codacons in relazione al caso “Datagate”. Il documento delCodacons chiede indagini su eventuali casi nostrani dello scandalo Cambridge Analytica nell’ambito del quale51milionidi profili sarebbero stati sottratti all’insaputa dei diretti interessati e poi utilizzati per campagne a favore della Brexitedi Donald Trump. Già ieri, inoltre, il garante della Privacy aveva annunciato l’intenzione di aprire un’istruttoria a seguito dell’esposto dell’associazione dei consumatori sul possibile coinvolgimentodi utenti italiani. Tutto questo mentre non si placano le polemiche per lo scandalo Cambridge Analytica e, anzi, il caso si allarga fino a presunti legami con il cosiddettoRussiagate, anche in Europa e Italia si punta a fare chiarezza. Il Codacons, che dopo l’apertura del fascicolo a piazzale Clodio parlano di “clamoroso successo contro un gigante delweb”, citanonell’esposto l’ipotesi di trattamentoillecitodidati (articolo 167 del Codice della Pri- vacy) e misure di sicurezza (dall’articolo. 169). La soddisfazione per l’apertura dell’inchiesta da parte dellaprocuradi Romaè stata espressa direttamente dal presidente del Codacons CarloRienzi. “Pubblicheremosul nostro sitoilmodulo di costituzione di parte offesa nell’indagine aperta dalla Procura, allo scopodi avvia- re una azione di massa e tutelare la posizione di oltre 30 milioni di italiani iscritti al social network - prosegue Rienzi - . Con talemodulo i cittadini potranno segnala- re alla magistratura la propria posizionedi soggetti offesida eventuali reati che sarannoaccertati nel corsodell’indagine, e avviare così l’iter legale per la richiesta di risarcimentoincasodiutilizzo illecito dei dati sensibili commesso da Facebook o da soggetti terzi legati al social network”.
Sulla vicenda, vuole vederci chiaro anche Bruxelles. E il garante Antonello Soro nei giorni scorsi ha inviato una lettera ad Andrea Jelinek, presidente del gruppo che raccoglie i Garanti europei, per proporre l’estensione delmandatodella taskforce già operante su Facebook, per una precedente vicenda, al caso specifico della societàdi consulenza britannica. L’obiettivo, inEuropacome inItalia, èaccertare eventualiviolazionididati personali dicittadini dell’Unioneeuropeafunzionaliacondizionare illecitamente l’esito delle diverse consultazioni elettorali o referendarie svoltesi negli ultimi anni, o comunque a manipolare indebitamente il consenso elettorale. “Le autorità di protezione dati che collaborano nell’ambito della “Task Force diFacebook” hannogiàraccolto importanti informazioni - scriveSoronellalettera - sul livello di conformità dei trattamenti svolti, da parte di questa società, alle norme europeeinmateriadi protezione dati e tali informazionipossonoessereulteriormente utilizzate, anche per chiarire il caso in esame”. ◀