Travaglio minaccia Di Maio, malui procede con Salvini
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Con toni decisamente sopra le righe Marco Travaglio, direttore del Fatto quotidiano, nel tentativo di fare saltare ogni dialogo fra i due vincitori delle elezioni del4marzo scorso, ieri ha minacciato apertamente il leaderdelMovimento5stelle, Luigi Di Maio in una intervista al quotidiano La Stampa: "Se Matteo Salvini e Di Maio facessero un governo insieme, i 5 stelle sarebbero (...)
(...) linciati sulla pubblica piazza. Di Maio diventerebbe l'uomo più scortato d'Italia. E poi hanno due programmi costosi e incompatibili: nonsipuòpensaredi realizzare contemporaneamente la flat tax e il reddito di cittadinanza". Travaglio che evidentemente non conosce così bene i militanti delM5s(pernulla furiosi sulle trattative con Salvini), sta cercando anche con il suo giornale di frali schiantare controuninutilemuro: un'alleanza con chi è entrato nella cabina telefonica di Leu e un inesistente pezzo Pd di sinistra. Ipotesi che non avrebbe alcuna possibilità di raggiungere lamaggioranza dei voti, facendo solo perdere gran tempo a chi la seguisse. Nonostante Travaglio però anche ieri è stato sull'asse Salvini-Di Maio che è iniziata la trattativa per la formazione del nuovo governo seguendo le orme già battute con successo per l'elezione dei presidenti delle due Camere. I segnali sono stati espliciti, e hanno riguardato proprio quel che secondo Travaglio era il principale ostacolo alla intesa: i due temi bandiera della lorocampagnaelettorale, da una parte il reddito di cittadinanza e dall'altra la flat tax. Ieri entrambe sono sparite dal tavolo della trattativa per un governo comune fra centrodestra e grillini. Il primo a fare il passo è stato Di Maio, in una intervista al Corriere della Sera : "il dialogo", ha detto, " e il confronto restino incentrati sulle prioritàdei cittadini enondelle forze politiche: taglio delle tasse, superamento della leggeFor- nero, welfare per le famiglie, lotta alla disoccupazione giovanile". Un elenco dove appunto non appare il reddito di cittadinanza, anche se il welfare per le famiglie e lalotta alla disoccupazione avreb- bero in parte la stessa funzione.
Ieri mattina di fronte a questopasso nehafattounoanalogo Salvini, con un suo post piùlungoe dettagliatopubblicato su facebook: "Via legge Fornero e spesometro", ha scritto, "giù tasse e accise, taglio di sprechi e spese inutili, riforma della scuola e della giustizia, legittima difesa, revisione dei trattati europei, rilancio dell'agricoltura e della pesca italiane, ministero per i disabili, pace fiscale fra cittadini ed Equitalia, autonomia e federalismo, espulsione dei clandestini e controllo dei confini". Nell'elenco non figura la flat tax, e non può trattarsi di semplice dimenticanza. Lagriglia della trattativa possibile- la sola che potrebbedare a un governo i numeri necessari- è dunque partita, e nei prossimi giorni probabilmente asciugherà ancora i temi che possono unire i fronti dei due vincitori. Questo non vuole dire naturalmente che il governo sia già fatto, perché per renderlo possibile i due protagonisti dovrebberoprocedereaunsecondo disarmo, togliendo se stessi dalla rosa dei possibili premier in grado di guidare quella alleanza. Paradossalmente è proprio questo il tema più spinoso: Salvini il passo indietro è in gradodi farlo, DiMaioavreb- be invece grandi difficoltà a farlo digerire all'interno del suo movimento. E ancora più difficile sarebbe accettare quel che il leader leghista ieri ha detto apertamente: il nome del nuovo esecutivo dovràessere indicato dal centrodestra, che in effettihapiùnumeri nei due rami del Parlamento rispetto al Movimento 5 stelle. Possibile quindi che proprio sulle poltrone unaintesa possibile sui contenuti alla fine debba saltare. Ma alternative algebriche non ce ne sono e non ne sarannopossibili per lunghimesi, in attesa che il Pd risolva i suoi problemi interni. Se non funzionerà l'asse Salvini-Di Maiosi precipiteràinevitabilmente verso le urne senza nemmeno potere cambiare la legge elettorale (cosa che servirebbeassaipococonipaletti della Consulta). ◀