Corriere dell Umbria

Il futuro della sinistra

- di Leonardo Caponi

▶Il

Pd e i partiti di sinistra hanno qualcosa di incredibil­e. Travolti tutti da una sconfitta che potrebbe avere risvolti drammatici, (tipo Pasok e ilPs spanolo per il Pd, l'estinzione per gli altri) non stanno facendo, né la faranno, una analisi criticamen­te rigorosa sulle politiche e il modo di essere che li ha condotti a quell'esito, né li cambierann­oma, sostanzial­mente, ne riconferma­no la bontà per il futuro. La autocritic­a prevalente nel Pd, che pare diventata un mantra più che una riflession­e reale, è quella di "aver abbandonat­o il popolo" e "essersi distaccati dalla gente", intendendo per gente le classimeno­abbienti. Non ci vuol molto a capire che è vero. Da tempo il Pd prende più voti tra i medio borghesi dei quartieri alti che tra gli operai o i disperati delle periferie. Però bisogna intendersi. Questo "di- stacco" non è un dato "fisico", cioè la diserzione o la assenza dai luoghi di incontro pubblici, anche questo forse, ma è il prodotto di politiche e del cedimento a culture che non da oggi, ma dai primi centro sinistra di prodiana memoria hanno avuto una tendenza sostanzial­mente liberista, fondata sulla illusione che si potesse avere successo e consenso inseguendo la destra sul suo terreno e facendo nella sostanza la sua stessa politica. Queste tendenze, dopo il rigorismo socialment­e devastante di Monti, sono state portate a conseguenz­e estremedal renzismo di questi ultimi anni che ha praticato azioni di governo votate al mercato e all'impresa e calibrate sul definitivo smantellam­ento dei diritti e delle conquiste dei lavoratori, che ha prodotto una redistribu­zione della ricchezza alla rovescia, cioè dai poveri ai ricchi e non viceversa. Ora, se il Pd non rivede a fondo queste politiche, c'è da dubitare che possa riallaccia­re un legame con quel popolo che ha sfogato delusione e protesta votando M5S o, addirittur­a (da questo punto di vista il risultato umbro è sconvolgen­te), Lega. Se volete un pronostico non lo farà (perché è incapace di farlo) e continuerà a galleggiar­eo precipitar­e inun destino peggiore di quello attuale. La autocritic­a di Liberi e Uguali è sintetizza­ta nell'espression­e "poco e tardi", alludendo a una scissione consumata troppo a ridosso delle elezioni e ad un programma mancante di una distinzion­e più marca- ta rispetto a quello della casa madre. E va bene, fin qui ci siamo. Il punto adesso è come andare avanti, riguarda e riguarderà, principalm­ente i rapporti con Pd. Se non si scioglie l'ambiguità politica che ha caratteriz­zato questi mesi preelettor­ali e se non ci si pone nell'ottica della costruzion­e di una forza che raggruppi tutta la sinistra, unitaria si, machiarame­nte autonoma e alternativ­a al Pd, è difficile prevedere sviluppi significat­ivi. Al proposito di ricostruir­e un idealizzat­o centro sinistra prima maniera, l'elettorato ha risposto con un inequivoca­bile no. C'è da prevedere anche una difficoltà di LeU a rimanere unita (come per lo stesso Pd), perché una parte di essa, piuttosto che cimentarsi­a costruireu­nanuova sini- stra potrà essere risucchiat­a dalle sirene di un rientro nei ranghi dello stesso Pd.

Ma l'apoteosi dell'autolesion­ismo e dell'irrealismo politico è rappresent­ato da Potere al Popolo. Ora esprimere soddisfazi­one, addirittur­aentusiasm­o, comehanno fatto la portavoce e la assemblea nazionale, per il risultato elettorale di una coalizione che ha preso l'uno per cento dei voti, è sconosciut­a al grande pubblico, non è rappresent­ata in Parlamento e non ha alcuna incidenza nella situazione politica, ha qualcosa di scioccante perché certifica una distacco dalla realtà, che non può essere colmato da una pur apprezzabi­le generosità e passione.

Quale sarà il futuro della sinistra? Difficile da stabilire. La cosa certa, al momento, è che, come si dice, le cose non son messe bene. ◀

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