Corriere dell Umbria

Segreti rivelati, contestati tre episodi

- di Alessandra Borghi Fascicolo sotto la lente Ma Lo strano caso

▶ PERUGIA - La presunta rivelazion­e di segreti di ufficio riguarda un fascicolo per falso in bilancio aperto nei confronti della società Franco Colaiacovo Gold. Sono dunque notizie relative a un procedimen­to tuttora pendente quelle su cui si concentra la procura di Firenze che ha indagato in concorso il procurator­e aggiunto Antonella Duchini, 62 anni, in organico a Perugia, e i carabinier­i Orazio Gisabella, 53 anni, e Costanzo Leone, 60, già luogotenen­ti del Ros di Perugia ora in congedo (i primi due sono difesi dagli avvocati Di Mario e Nannarone, il terzo dall’avvocato Donatella Donati). A “chi” sarebbero stati rivelati i segreti d’ufficio resta ancora un mistero. Ma le notizie non sarebbero state indirizzat­e agli indagati nel procedimen­to per falso in bilancio, quanto verso altri soggetti che potevano avere un interesse a sapere come andava. Soggetti che, allo stato, non hanno un nome.

Secondo il pm fiorentino Luca Turco, che martedì mattina, munito di un decreto di esibizione, ha effettuato acquisizio­ni di documenti in formato elettronic­o presso l’ufficio giudiziari­o di via Fiorenzo di Lorenzo - con il procurator­e Duchini che ha prestato la massima collaboraz­ione -, la presunta “rivelazion­e” si sarebbe verificata in tre distinte occasioni: a ottobre e novembre 2016 e nel marzo 2017. A casa di Gisabella è stato sequestrat­o un cellulare il cui contenuto sarà oggetto di una copia forense. Un sequestro simile, con conseguent­e attività di prelievo dati, era stato operato già quando fu raggiunto da una misura interditti­va a maggio 2017 nell’ambito di un procedimen­to che arrivò da Palermo per presunta corruzione. L’inchiesta di Firenze che ora lo vede coinvolto in concorso con Duchini e Leone nasce da intercetta­zioni telefonich­e che sono una parte del patrimonio investigat­ivo assunto dai pm siciliani che si interessar­ono alla posizione di Gisabella. Gli atti sono stati trasmessi a Perugia e poi a Firenze per competenza, a fronte delle captazioni che ora sono alla base dell’ipotesi di rivelazion­e di segreti d’ufficio, visto che toccavano anche un magistrato perugino. veniamo al procedimen­to penale a cui si riferiscon­o le presunte “notizie rivelate”.

E’ un fascicolo aperto da Duchini su un’azienda del gruppo umbro Colaiacovo. Nel dicembre 2016 il pm, alla luce di insolvenze, dispose il sequestro della partecipaz­ione detenuta dalla Franco Colaiacovo Gold, riconducib­ile a uno dei quattro “rami” della famiglia Colaiacovo. La Financo è la società partecipat­a al 25 per cento da ciascuno dei quattro fratelli Colaiacovo. Il sequestro della quota riconducib­ile alla Gold non fu però convalidat­o dal gip Valerio D’Andria. Il ramo della famiglia interessat­o, assistito dal punto di vista legale dall’avvocato David Brunelli, venne così a conoscenza dell’indagine per falso in bilancio (in relazione all’annualità 2015). Tra i coinvolti, Giuseppe Colaiacovo (figlio di Franco), già nel processo che vide protagonis­ta la famiglia del cemento per una presunta faida interna - a sostenere l’accusa era proprio Duchini - e sfociato in assoluzion­i (la corte di appello ha anche riconosciu­to a Giuseppe 8mila euro per ingiusta detenzione). La procura, dopo il sequestro che non andò a buon fine,

avanzò un’istanza di fallimento della società (verso la metà del 2017), non accolta tuttavia dal tribunale civile. Intanto la Franco Colaiacovo Gold ha presentato un’istanza di concordato preventivo che ancora attende l’omologazio­ne da parte del tribunale di Perugia (il piano presentato prevede il pagamento del 100% dei creditori). La quota in Financo L’indagi

ne penale per il presunto falso in bilancio resta a sua volta aperta, in quanto, dopo una prima consulenza chiesta dalla procura sul valore della partecipaz­ione in Financo, è stato nominato un altro consulente (una società milanese) per rifare i conteggi. La prima stima era di 25milioni contro i circa 150milioni con cui la quota era appostata in bilancio. Nelle memorie difensive con cui fu chiesta l’archiviazi­one dell’indagine, oltre a riferiment­i alle difficoltà che avevano colpito il complessiv­o gruppo Gold (sia per la notoria crisi dell’edilizia sia per il drastico crollo del prezzo del ferro che aveva inciso in negativo sulla Goldlake Italia spa partecipat­a da FC Gold) si sottolinea­va che un valore di 25 milioni era “inverosimi­le” visto che c’erano state trattative per la cessione con offerte di gran lunga superiori.

Dalla medesima procura toscana, è stata peraltro aperta un’ulteriore indagine su un episodio che riguarda un altro pm di Perugia, Paolo Abbritti, in qualità però di parte offesa. E’ accaduto qualche notte fa presso la residenza di Abbritti, titolare, insieme al collega Mario Formisano, del procedimen­to per corruzione giunto da Palermo che vede indagato Gisabella.

Il sostituto procurator­e Abbritti ha trovato bucate le gomme dell’auto che era stata lasciata in un parcheggio dotato di videosorve­glianza. Un uomo a volto coperto sarebbe entrato e si sarebbe anche trattenuto il tempo necessario per appurare che l’opera era andata a buon fine. ◀

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L’indagine Emergono nuovi particolar­i dell’inchiesta condotta dai pm fiorentini e che coinvolge anche il procurator­e aggiunto Duchini

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