Corriere della Sera (Bergamo)

La ricetta di Ciocca

Parla il nuovo coach della Comark ingaggiato dopo lungo corteggiam­ento «Per vincere bisogna essere gruppo e avere fisicità. Con Remer smorzare la rivalità»

- Michele Gazzetti M.M.

Un treviglies­e con il mandato di portare Bergamo a guardare negli occhi Treviglio. Se l’operazione Ciocca-Comark fosse immortalat­a in un trailer cinematogr­afico, sarebbero queste le parole più adatte per descrivere quello che nei desiderata del presidente Lentsch dovrebbe essere un colossal.

Per cercare il salto nella Serie A2, il presidente della Comark si è affidato a uno dei personaggi iconici della storia della Blubasket: «Sono treviglies­e purosangue anche se sono nato nell’ospedale di Bergamo — spiega il 50enne allenatore giallonero —. Fino al 2007 sono sempre stato a Treviglio, dove ho vissuto 25 anni nel basket, prima da giocatore e poi da allenatore. La società mi è rimasta dentro, non puoi pensare di non aver legami affettivi e lavorativi dopo così tanto tempo. Non è una guerra santa, secondo me questa rivalità può essere un modo per crescere tutti insieme. Ho ricevuto tanti messaggi di affetto da parte dei tifosi della Remer, nessuno ha criticato la mia scelta». Si trasferirà a Bergamo? «Ho la casa a Treviglio dove c’è mia madre e mio fratello ma ho chiesto un appoggio a Bergamo perché voglio vivere la sede, i tifosi e una città dove c’è una passione smisurata. Darò il massimo, 24 ore su 24, per portare in alto questa società: sarebbe fantastico avere due bergamasch­e in Serie A».

Accordo annuale con opzione sul secondo. Si aspettava un contratto più lungo?

«No, anche se nella mia carriera ho sempre lavorato sulla progettual­ità. Cercherò di convincere tutti ad allungare il contratto anche perché io non cerco solo risultati, voglio dare una mano alla società sul fronte dell’organizzaz­ione e delle giovanili. Treviglio è un modello da seguire in questo senso».

L’anno scorso ci fu un contatto con Bergamo ma lei disse no. Cosa le ha fatto cambiare idea?

« Avevo un contratto con Pordenone, avevo avuto rassicuraz­ioni sul futuro della società che poi non si sono rivelate veritiere. Sono stato lusingato dal fatto che Lentsch per due anni consecutiv­i mi abbia cercato il giorno dopo la fine del campionato».

Nel biennio friulano ha dovuto gestire la precarietà dettata dai problemi economici.

«Stiamo parlando di mesi e mesi senza percepire stipendi. L’aspetto eclatante di questi due anni però è stato il fatto che il gruppo, nonostante le palesi difficoltà, non abbia mai mollato un centimetro. I tifosi si sono innamorati della squadra anche per questo».

Si è portato dietro il vice Andrea Vicenzutto, la seguirà anche un elemento importante come Ferrari?

«Ci sono giocatori con cui mi sono trovato molto bene, Michele è certamente uno di questi. Il neoacquist­o Alessandro Panni? È un ragazzo che ho già allenato e sul quale stiamo ragionando. Ripartiamo da Chiarello e Mercante, li ho voluti fortemente e non escludo che ci possa essere qualche altra conferma. Masper e Zanelli non rimarranno, avrei voluto tenere Bona, un giocatore super, ma ha fatto altre scelte. Voglio un gruppo coeso, che viva in simbiosi. Puntiamo a una squadra tonica che si possa allenare forte, il campionato di quest’anno ha dimostrato che ci vuole una fisicità pazzesca».

Si parla di un budget aumentato di un terzo rispetto all’anno scorso.

«C’è la volontà di fare una squadra in grado di giocarsela fino alla fine per la promozione. Ci saranno 64 squadre e solo 3 promozioni, non sarà semplice. Mi affascina la voglia di vincere del presidente, non si nasconde mai dietro un dito. È un imprendito­re, deve ancora capire esattament­e quali sono le dinamiche dello sport ma è sulla strada giusta. Abbiamo due caratteri forti, troveremo il modo di interagire in maniera proficua».

Io e Lentsch abbiamo due caratteri forti, troveremo il modo di interagire in maniera proficua. Di lui mi affascina la voglia di vincere

rimontati dalla Svezia e hanno perso 2-1. Del suo l’ha messo il portiere, Francesco Bardi, che con un’uscita goffa ha steso Ishak causando il rigore e, di conseguenz­a, il gol decisivo per la sconfitta. Apriti cielo. Sui social network è partita la campagna per convincere l’allenatore a lasciare Bardi in panchina e sostituirl­o con l’atalantino. Manca solo l’hashtag #vogliamoSp­ortiello e poi la protesta è completa. A dir la verità, chi si è scatenato su Twitter e Facebook qualche ragione l’ha. Il numero uno nerazzurro nella stagione di Serie A appena terminata ha avuto il record di parate (138), di uscite (78) ed è stato riconosciu­to a tutte le latitudini e longitudin­i come la sorpresa (positiva) del torneo. Di più, in campionato ha mancato solo una partita. Per squalifica. Il suo rivale per la maglia da titolare in Under 21 certi numeri se li sogna. Ha difeso la porta del Chievo solo dieci volte visto che a novembre ha lasciato il posto a Bizzarri accomodand­osi in panchina. Una stagione a bordo campo che però non ha compromess­o la fiducia del tecnico degli azzurrini il quale ha preferito affidarsi all’esperienza internazio­nale di Bardi (35 presenze con la maglia dell’Under) rispetto alla tecnica di Sportiello (che con gli azzurrini ha giocato solo in un’occasione, in amichevole). Sul futuro prossimo dell’atalantino, chissà. In fondo anche all’inizio dell’annata appena terminata era in panchina. Poi, una volta entrato sul terreno di gioco, nessuno ha osato toglierlo.

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Al tiro Uno dei momenti della partita tra Comark e Urania Milano al termine della scorsa regular season

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