Arte contemporanea Danza e teatro: così il Carmine rivive
Le segrete celle dei carmelitani ospitano una mostra e uno spettacolo
Contemporary locus, ovvero come recuperare luoghi dismessi o abbandonati da decenni, se non da secoli. È la volta dell’ex monastero del Carmine, in Città Alta. In attesa del progetto di recupero, ospita una mostra e spettacoli.
Il monastero del Carmine rivive. Sali e scendi di persone. All’ingresso casse di legno con opere d’arte di Evgeny Antufiev, Etienne Chambaud, Berlinde De Bruyckere in attesa di essere posizionate al piano superiore, insieme a quelle dell’Atelier dell’Errore. Mentre nel chiostro è allestito un palcoscenico di legno, per gli spettacoli della rassegna «Il Teatro vivo» di Ttb, che da anni dimora al pianoterra. Grazie alle arti questo luogo si mantiene in vita e lo dimostra anche l’operazione Contemporary locus 8, fedele alla linea: recuperare luoghi dismessi o chiusi da decenni, se non da secoli. Metterli in sicurezza, lasciandone intatto il fascino smussato dal passare del tempo. Riscoprirli attraverso l’arte contemporanea, che per un mese sarà esposta in quelle che sino al XIX secolo erano le celle dei padri carmelitani e mai aperte al pubblico. Ma c’è di più. Questa ottava edizione intesse un dialogo più fitto e vivace con la storia del luogo, con chi lo abita, con il Comune e la parrocchia. Diversamente dai precedenti spazi «occupati» temporaneamente con installazioni site specific, l’ex monastero è il centro creativo di Ttb. È oggetto di studi e progetti urbani di recupero collegati anche al futuro di Sant’Agata. E all’inizio della settima si terrà una conferenza organizzata con Palafrizzoni per mostrare il complesso del Carmine da un nuovo punto di vista: artistico e architettonico. Perché con questa operazione «vogliamo far capire alla gente che il monastero ha un’anima. E, come una persona, vuole interagire e mostrare le proprie potenzialità, che emergono collaborando con realtà affini alle nostre», riferiscono dal Ttb che, dopo l’inaugurazione della mostra a cura di Paola Tognon, rappresenteranno «Rosso Angelico», danza per un viaggiatore leggero. In attesa di un progetto urbanistico, l’arte mostra la sua forza costruttiva. Da molti considerata effimera, con il proprio fare creativo trasforma il monastero in una residenza d’artista dove teatro, danza, musica e parole intrecciano i loro fili con linguaggio visivo ed espressivo. Che nel percorso di Contemporary locus ragiona sulla relazione tra animalità e umanità. Si parte da un’opera di Etienne Chambaud, un distanziatore museale fatto con pelle di un pitone, per riflettere sul lavoro stesso dell’arte prima di accedere in uno spazio espositivo. Si prosegue con due lavori di Berlinde De Bruyckere con figure antropomorfe deformate, metafora della trasformazione dolente e continua del corpo umano. «C’è un tempo in cui si è prede — dice Paola Tognon — e un altro cacciatori». Si prosegue con disegni e un video realizzati dal collettivo Atelier dell’Errore, formato da ragazzi della Neuropsichiatria infantile che disegnano solo animali, appartenenti a paesaggi mai visti, della mente. «Di un’ultra zoologia che sorprende — sostiene Luca Santiago Mora, ideatore del progetto — e trascende lo scontato immaginario di animalità».