Da Pontida parte la sfida per il governo «Al Sud per vincere»
Il Sole delle Alpi (Manzoni/ Fotogramma), uno dei simboli del raduno di Pontida della Lega Nord, composto da 500 sostenitori dei lumbard. Un omaggio al segretario federale Matteo Salvini: «Puntiamo a Roma, ma senza cambiare pelle».
Se c’è una metafora esatta della Pontida 2015 e della nuova era della Lega è il grande Sole delle Alpi disegnato nel prato ieri pomeriggio. All’inizio fatica a formarsi. Quando arriva il segretario Matteo Salvini, che non a caso si posiziona nel centro esatto, però esplode di gioia all’unisono. E da Salvini è partita la rinascita leghista. Tutto ruota intorno a lui e tutto parte dalla sua opera di predicazione, dalle parole d’ordine che lancia, dal suo «dono dell’ubiquità». Qui però è nell’ombelico del mondo leghista. «Qui è tutto perfetto», dicono i leghisti. Questa è la terra promessa del popolo padano.
Lui sorride, scuote la testa e riparte. Perché neanche a Pontida si ferma un attimo. Si sposta da un lato all’altro del pratone. Come una rock star si concede a tutti per una foto, un abbraccio. Accetta il regalo di un vecchio militante, firma magliette e autografi senza sosta. Quando i selfie non bastano più si passa alle foto di gruppo.
Poi c’è l’omaggio alla ruspa. Anche qui foto di rito e poi giù di nuovo per un altro bagno di folla. Si cambia la maglietta e riparte ancora a visitare gli stand delle varie sezioni. Gli mostrano la piscina dove i giovani si tuffano e bevono amaro e non si tira indietro. Posa con un ragazzo in mimetica che sventola la bandiera russa.
Questa è Pontida. E se lo stato di salute del partito si misura dal tasso di riempimento del prato, già ieri c’erano segnali che lo facevano gongolare. Quando gli si chiede come definirebbe l’edizione 2015, Salvini non ha dubbi: «È la Pontida che lancia la strada per vincere e governare l’Italia per cambiare l’Europa — dice il segretario
Coreografia Oggi il raduno del Carroccio. Ieri in 500 sul prato per comporre il Sole delle Alpi
—. Qua al Nord abbiamo già cominciato a vincere, adesso tocca a Roma». Ai militanti di vecchia data che ancora storcono il naso per l’alleanza con gruppi del Sud replica senza battere ciglio: «L’apertura al Sud di buona volontà è fondamentale — dice Salvini —. Per vincere devi prendere un voto più degli altri ma senza cambiare pelle. Ce la possiamo fare». Ma rispetto a due anni fa quando era il momento più dif- ficile della Lega cos’è cambiato? Risposta: «È arrivata una marea di voti e di gente e poi le battaglie a livello di Europa che fortunatamente si fanno sempre più forti». Voti che hanno riempito il Carroccio e dato grattacapi all’altro Matteo (Renzi) della politica italiana che dopo le elezioni europee sembrava inarrestabile.
Uno dei volti simbolo del governo Renzi ieri, il ministro Maria Elena Boschi, ieri era a Torre Boldone alla Festa democratica. «È andata a parlare di riforme — attacca Salvini —. Io a lei non ho niente da dire. Le diranno qualcosa gli esodati di Torre Boldone. Un governo che non si occupa di lavoro, è un governo che non merita risposte». Il segretario invece le parole le trova per il presidente della Camera Laura Boldrini che ieri aveva già preso di mira a Milano durante il congresso federale per la frase che «la vera emergenza immigrazione non è in Italia ma nel Mediterraneo». Dopo il «è da ricovero» della mattina Salvini da Pontida rincara la dose: «Una che dice che possiamo ospitarne di più vive su un altro pianeta e non vive a contatto con la realtà che vivono gli italiani».