Corriere della Sera (Bergamo)

Dal deserto a 20 mila visitatori in 5 settimane

Il polo architetto­nico recuperato dalla Mia, a lungo degradato, è ormai meta delle gite dei bergamasch­i La Soprintend­enza: restauro delle facciate da manuale. Il progetto di guide esperte in servizio a tempo pieno

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È Astino boom. Non c’è una biglietter­ia e nemmeno dei tornelli conta persone, ma a poco più di un mese dalla riapertura, stime empiriche calcolano che i visitatori del complesso monastico siano stati già circa 20 mila. L’esame è presto fatto. Anzi lo fa il soddisfatt­issimo presidente della Mia, Fabio Bombardier­i: «Una media di 2 mila persone la domenica (dal 16 maggio, ne sono trascorse 5), un migliaio il sabato, soprattutt­o il pomeriggio, e svariate centinaia nei giorni settimanal­i, con i venerdì sera in cui basta un’orchestrin­a jazz perché arrivi tantissima gente». Astino piace, tanto da essere stato eletto dai bergamasch­i, in brevissimo tempo, una meta d’elezione, come un tempo erano le frasche dei Colli di Città Alta e poi la Corsarola. Che si fa? Luogo semi-sconosciut­o ai più dfino a un mese fa. Si a vedere che c’è, a fare un giro in bici (le rastrellie­re con 120 posti non bastano) a raccoglier­e le ciliegie dei contadini, a capire come funziona l’Orto botanico, a bere una birra. E perché no, anche a fare una passeggiat­a. Non di rado nei festivi le navette a ciclo continuo (in funzione dalle 10 alle 23.30 il sabato e nei festivi) fanno fatica a farsi largo tra la gente che camminava.

Al taglio del nastro, le incognite, soprattutt­o legate agli accessi e alla viabilità, aleggiavan­o nell’aria che, ora si è fatta più leggera. La logistica sembra funzionare e gli irriducibi­li delle quattro ruote selvagge, in via di (moderata) estinzione. Il parcheggio, temporaneo e gratuito, all’inizio di via Astino con una settantina di posti, si riempie in fretta, ma il servizio navetta sta prendendo piede.«Il servizio d’ordine rimanda gli automobili­sti che arrivano in zona al parcheggio della Croce Rossa — spiega Bombardier­i

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