SENZA IN CANTIERE LA NORMALITÀ CAPOVOLTA DEL «TANTO COSÌ FAN TUTTI»
CASCHETTI
La Bergamasca è terra di muratori. E ne siamo fieri. Però le cattive abitudini resistono: l’esempio del cantiere di San Bernardino a Caravaggio, dove operai inviati dal Comune lavorano al restauro di una chiesa, è eclatante. Gli operai stanno bellamente sui ponteggi senza caschetti e protezioni. Di certo, questo cantiere (gravissimo che faccia capo a un ente che deve garantire il buon esempio) non è il solo. Corre l’anno 2015, le lezioni non ci resteranno mai in testa?
Caschi gialli, caschi blu, caschi giù. Fa caldo, l’elmetto è insopportabile, fa sudare, comunque siamo rimasti sui ponteggi pochi minuti, era solo un sopralluogo... Non occorre una speciale fantasia per immaginare le scuse, le alzate di spalle, che sarà mai, ci vuol altro, e anche qualche vaffa… dei nostri validi muratori di fronte alla contestazione della loro trasgressione. Un comportamento che temiamo non sia occasionale. Si fa sempre, ovunque, non è grave. E invece è grave. Perché lavorare a capo scoperto nei cantieri non è consentito, esistono norme precise a salvaguardia dell’incolumità di chi opera in condizioni di rischio permanente, rischio che l’abilità di chi sta sulle impalcature porta a sottovalutare. Ma, lasciando il tema dell’infortunistica sullo sfondo, anche se con 500 mila incidenti sul lavoro all’anno resta un problema rilevante per la vastità della popolazione coinvolta e per i costi sociali che ne derivano, la fotografia delle impalcature di San Bernardino si presta a una considerazione di costume generale. Quei muratori fuori regola sono l’ennesima dimostrazione, seppur venialissima, di un ribaltamento definitivamente realizzatosi a tutti i livelli, diffuso e profondo, dell’idea di normalità. La normalità dovrebbe essere il rispetto delle regole, la severità, l’educazione, l’onestà, la condotta irreprensibile, il famoso rispetto delle leggi dello Stato (per quanto discutibile e a volte cialtrone), della cosa pubblica, degli altri e infine di noi stessi. E invece, il cittadino normale, anziché attenersi alle norme scritte e non scritte, comprese quelle del buonsenso e della buona intelligenza, ha fatto tre passi indietro, sopraffatto, superato a destra e sinistra dal cittadino furbo, profittatore, maneggione, intrallazzatore, sfacciato, diciamo pure arrogante e disonesto. Al grido di «così fan tutti» si è adeguato al peggio, ha imparato in fretta che stare ostinatamente dalla parte giusta non paga, si finisce per diventare ostinati stupidi, e allora è passato armi e bagagli nel campo più vantaggioso, quello dove regnano (il quadro è dello psicoterapeuta e saggista Fulvio Scaparro) «prepotenze, abusi, furbizie, invidie, cafonerie, manie di grandezza e ruffianerie». Ecco, la normalità si è capovolta: è normale non pagare le tasse (un italiano su due dichiara meno di 15 mila euro lordi, questo è il vero grande scandalo nazionale di cui pare non si accorga nessuno, né la Lega, né i 5 stelle, né la destra, né il Pd, altro che migranti), è normale il malaffare, la tangente, ungere tutto e tutti, è normale l’abusivismo in ogni forma, l’assenteismo continuo, la corsia preferenziale e la raccomandazione, giù giù fino alla sosta selvaggia e alla sporcizia abbandonata sulle strade. Violazioni, scorciatoie, reati. E in questo mare nero di decomposizione, rimane a galla, immutabile e beffardo, il mugugno, la lamentela rabbiosa verso ciò che non funziona, va alla malora, appare ingiusto. Potete star certi che alla vista di una banale irregolarità altrui, anche i muratori di Caravaggio (non ce l’ho con loro, a questo punto sono evidentemente trasfigurati) scenderanno dalle loro impalcature, senza casco, per urlare a una voce: basta.