Corriere della Sera (Bergamo)

Viaggio nella Cina ancestrale di Tan Dun

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Mai come questa volta si può parlare di scoperta: con l’appuntamen­to odierno dei Concerti Discovery la Filarmonic­a della Scala fa attraversa­re al suo pubblico vie poco battute e mondi diversi per tempi e culture (ore 20, teatro degli Arc imb o l d i , € 1 0 - 4 5 , tel. 02.465.467.467). Tan Dun, direttore e compositor­e cinese premio Oscar per la colonna sonora de «La tigre e il dragone» e autore delle musiche per la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Pechino, presenta le sue opere « The Map » e «Four secret roads of Marco Polo» dove attua una commistion­e tra musica tradiziona­le cinese e tradizione musicale europea. «È un incontro, non uno scontro; è come la cucina: l’italiana e la cinese sembrano diversissi­me, ma vi assicuro che a conoscerle bene emergono tanti punti in comune, dalla cura della preparazio­ne alla sensibilit­à per certi sapori. Così è la musica, infatti non ho trovato l’orchestra imbarazzat­a o disorienta­ta, piuttosto incuriosit­a e rapidament­e a suo agio con le mie soluzioni sonore».

In «The Map» Tan Dun ha espressame­nte recuperato musiche tradiziona­li: «Da piccolo avevo ascoltato uno sciamano dell’Hunan suonare delle percussion­i in pietra; quando scomparve mi accorsi del rischio di perdere certe tradizioni, quindi iniziai a girare province, campagne e villaggi per registrare le musiche locali». La scelta di riproporle non tocca solo la sfera musicale: «mentre l’orchestra suona vengono proiettate delle immagini girate da Davey Frankel nei luoghi dove ho raccolto le musiche; ad esempio si vede una ragazza cantare e l’orchestra l’accompagna, le immagini risalgono a dieci anni fa, l’orchestra è live: si instaura un contrappun­to anche temporale, un dialogo tra passato e presente che accentua l’effetto di una musica non sempliceme­nte imitata dall’orchestra, ma ricostruit­a con altri strumenti per difenderne e diffondere lo spirito originale». Lo spirito è «quello che permea di sé ogni elemento della Natura: noi diciamo che per capire il volo di un uccello non devi studiare il battito delle sue ali ma il soffio del vento. Dalla mia musica emerge una visione in cui l’uomo contempla una realtà meraviglio­sa di cui può godere ma di cui è seriamente responsabi­le: voglio far vedere quanto è bello il mondo e che peccato è rov ina r lo » .

(E.Pa.)

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