Corriere della Sera (Bergamo)

Appuntamen­to al Camparino

Il celebre bar in Galleria compie 100 anni e mette in mostra i suoi clienti illustri

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Più che un bar, è un’icona meneghina. Il locale dove è nato il rito sociale dell’aperitivo nel cuore della città, nel «salotto buono» della Galleria. Compie cent’anni il Camparino: lo aveva aperto nel 1915 Davide Campari, proprio di fronte a quel Caffè Campari che non c’è più, fondato dal padre Gaspare («liquorista» di origini novaresi) nel 1867. Dopo alcuni passaggi, nel 2012 è il Camparino è ritornato al suo marchio d’origine: sulle vetrine campeggia in rosso brillante la nuova insegna, disegnata da Ugo Nespolo. All’interno però nulla è cambiato, atmosfera d’altri tempi. Gli arredi sono rimasti quelli preziosi del 1923, disegnati dal gotha del Liberty lombardo: il bancone è di Eugenio Quarti, i mosaici con cascate di fiori e volatili esotici di Angiolo D’Andrea, i metalli lavorati di Alessandro Mazzuccott­elli. «Il Camparino non si tocca», sottolinea Orlando Chiari, storico gestore del caffè e del ristorante con la moglie Teresa Miani. «I locali contempora­nei sono freddi, uniformati, senza personalit­à. Noi non abbiamo mai seguito le mode, manteniamo le nostre tradizioni sia nell’ambiente che nella cordialità dell’accoglienz­a. Anche al piano superiore, dove si propongono semplici menù milanesi. Cerchiamo di far sentire le persone come a casa propria». E racconta di quando Gorbaciov, in epoca di perestroik­a, assediato dalla folla che lo acclamava si rifugiò nel bar. Sulla schiuma del suo cappuccino il cameriere disegnò un cuore di cacao: conquistat­o, il premier russo volle tornare il giorno dopo e poi ancora, ogni volta che venne a Milano. «Da sempre il Camparino è stato un punto d’incontro e di riferiment­o per i milanesi, celebrità e non: a questi tavolini si sono seduti Giuseppe Verdi, Arrigo Boito, Carlo Carrà, Gino Cervi e molti altri. Il rapporto con la città è affettuoso e consolidat­o. Oggi questo rapporto si è allargato al mondo, perché soprattutt­o grazie a Internet la nostra identità è conosciuta anche all’estero e arrivano moltissimi turisti stranieri».

Ma torniamo al compleanno centenario. Per celebrarlo è stata allestita una piccola mostra

La vetrina del Camparino, affacciata sulla piazza del Duomo

Il bancone liberty di Eugenio Quarti. Il locale ha mantenuto tutti gli arredi storici, disegnati nel 1923

Una foto con dedica di Erminio Macario, tra i frequentat­ori del caffè

Peppino De Filippo in versione emigrante con la valigia

Il patron «I locali di oggi sono freddi, tutti uguali: noi non abbiamo mai seguito le mode»

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