Il sito storico è poco valorizzato Oggi visite guidate
Sito storico poco valorizzato Successo per le aperture ma mancano percorsi mirati
Il successo delle aperture al pubblico — da gennaio, ogni ultima domenica del mese a cura del Museo Archeologico si registra un pienone — è direttamente proporzionale al mistero che la avvolge, dietro quelle vetrate che la svelano sul vicolo Aquila Nera. Non un cartello, non un’insegna, niente che indichi che quella protetta dai finestroni puntellati d’acciaio è la famosa Domus Romana, scoperta nel 1985, cioè trent’anni fa, e da un trentennio, se non proprio dimenticata, certamente per molto tempo non valorizzata come un reperto del genere meriterebbe.
Una lacuna informativa che, assicura l’assessore Nadia Ghisalberti, verrà colmata tra dieci giorni, con un pannello che illustrerà le diverse stratificazioni del reperto mentre è stata attivata una migliore illuminazione della visuale dall’esterno. Nei circa 700 metri quadrati portati alla luce durante i lavori di ampliamento della biblioteca Mai, la stratificazione rivela una storia che ha attraversato i secoli: si va dall’oppidum celtico, con tracce di un insediamento che risalirebbe addirittura al VI secolo a.C., fino alle domus di età repubblicana e imperiale, per arrivare all’edificio cinquecentesco. «Alla sua scoperta avevo lavorato come volontario», ricorda Francesco Macario, già assessore al patrimonio del Comune di Bergamo che, facendo leva su specifiche competenze professionali (è consulente storico nel campo del restauro, piani urbanistici e piani regolatori, con una consistente attività nel settore del recupero dei centri storici), snocciola una serie di elementi archeologici e relative osservazioni. Prima fra tutte è che: «Le domus romane di Bergamo Alta sono parecchie. Non solo dietro la Mai, ma ad esempio c’era una domus di grandissimo livello che partiva dal Teatro Sociale e si estendeva per decine di metri. Sotto la pizzeria Mimmo abbiamo trovato i mosaici dei pavimenti di questo edificio, che abbiamo ritrovato anche nell’area sottostante alla fontana che porta all’ex carcere di Sant’Agata. Sotto il Duomo ci sono le altre domus che non sono neppure state scavate, sono solo state pulite».
Migliaia di persone, turisti e non, sfilano ad ogni stagione sulla Corsarola ma la Bergamo romana, quella che affonda le radici nel tempo e nella storia, resta ai margini. Per Nadia Ghisalberti, sarebbe meglio dire che è rimasta finora, perché mettendo l’accento sulla «poca fruibilità» della Domus Romana, l’assessore alla cultura ha più volte sottolineato come «è arrivato il momento di rendere questo luogo facilmente visitabile e leggibile in un percorso archeologico che attraversa Città Alta». Tredici anni fa era stato varato un protocollo per la messa in rete di quattro aree specifiche, che però rimarca Macario è rimasto lettera morta. «Eppure, dal punto di vista turistico — dice —, sarebbe sufficiente aprirle». Che è poi l’idea di Ghisalberti. «Il protocollo prevedeva un circuito di visitabilità di quattro aree specifiche: Piazzetta Santo Spirito, il sito sotto il Duomo, il palazzo del Podestà, la Domus del Bragnoli che è di fatto una continuazione dell’ex ufficio vigili con il Brolo retrostante che è ancora parte di un antichissimo edificio pubblico e infine la Domus Romana dietro la Mai — spiega ancora Macario —. Sarebbe auspicabile poter dar corso al protocollo anche solo per consentire lo studio dei materiali e la prosecuzione degli scavi. Gli ultimi sotto il Palazzo del Podestà risalgono a 8 anni fa, poi si è fermato tutto. Tenendo presente che il sito del Palazzo del Podestà è di proprietà comunale, e l’amministrazione investirebbe su una sua pertinenza storica, incrementando l’attività museale. Già però l’apertura dei vari siti, la pubblicazione dei dati archeologici, la realizzazione di una brochure che spieghi cosa c’è da vedere e di un convegno sarebbero buona cosa».
«Non si può pensare di catturare i visitatori di Expo, senza nemmeno un cartello che indichi
Aperta oggi L’ultima domenica di ogni mese il Museo Archeologico organizza visite guidate La rete Un protocollo mai avviato prevede il collegamento tra le aree archeologiche
cosa c’è sotto i loro occhi. Cosa dovrebbero venire a fare in Città Alta? A mangiare il gelato?» si chiede Macario. Intanto Silvio Calvi, neo eletto presidente dell’Associazione «Amici del museo archeologico» (in sostituzione dell’assessore Ghisalberti) intende sviluppare un progetto per un percorso architettonico che, proprio sopra la Domus Romana, innesti una passerella leggera, oltre che un convegno sugli scavi.
Ghisalberti sposta l’asticella più avanti di qualche mese: «Il percorso non c’è, ma l’idea è quella di attuare, nel 2016, un progetto di romanizzazione delle aree in accordo con Brescia e Cremona».