Corriere della Sera (Bergamo)

Normativa antimafia, sospese quattro ditte I lavori anche nella casa vacanza di Zambla

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È a Zambla Alta, Oltre il Colle, ma è del Comune di Milano. È la casa vacanza per i ragazzi delle scuole dove vengono organizzat­i dei progetti sulla natura. «Una palazzina di quattro piani sul colle alla confluenza della Val Brembana con la Val Seriana a 1200 metri di altezza, delimitata da un bosco di pini e circondata da prati e vallate. Età degli ospiti: 11/14 anni» viene descritta sul sito del Comune di Milano. Ora è anche nell’elenco delle strutture che in qualche modo, anche se indirettam­ente, subiscono l’effetto di quattro interditti­ve antimafia spedite tra giugno e luglio al Comune milanese dalle prefetture di Agrigento, Caserta e Milano. Quattro imprese, impegnate o incaricate di lavori di manutenzio­ne o bonifica dell’amianto di scuole e colonie, sono state sospese dai provvedime­nti che costringon­o il Comune a bloccare i lavori fino alla conclusion­e dell’iter. Le ditte, infatti, hanno presentato i ricorsi al Tar. E l’amministra­zione milanese si ritrova con le mani legate. Da un lato resta con gli interventi in stand-by e, di conseguenz­a, rischia che — riguarda il solo fronte milanese — alla riapertura dell’anno scolastico gli studenti entrino in classe con i lavori eseguiti a metà. Dall’altro, qualora le ditte destinatar­ie dei provvedime­nti vincano i ricorsi, potrebbe sentirsi chiedere i danni. Lo stop riguarda tutti gli interventi tranne quelli di messa in sicurezza che prevalgono sui grovigli e sui tempi delle procedure di ricorso. «Non so come sia la situazione della casa vacanza, perché non ce ne occupiamo direttamen­te noi — dice giustament­e il sindaco di Oltre il Colle, Valerio Carrara —. So solo che da tempo c’erano problemi di agibilità del sottotetto».

È, invece, un problema di non poco peso per l’assessore ai Lavori pubblici di Milano, Carmela Rozza: «Siamo nuovamente di fronte al meccanismo perverso dei ricorsi e controrico­rsi generato dalle interditti­ve antimafia. E ancora una volta l’amministra­zione pubblica non viene messa nella condizione di operare nella certezza dei tempi. Ora ci troviamo nella possibilit­à di completare soltanto gli interventi di sicurezza, per il resto dovremo fermare tutto e ne riparlerà la prossima estate». Come uscirne? «Con un fondo della pubblica amministra­zione che garantisca il pagamento dei lavori in pendenza di indagini». Oppure «trovare un meccanismo diverso per consentire alle imprese di fare ricorso. Il punto di riferiment­o non può essere il Tar, che è un giudice amministra­tivo e si trova a giudicare misure preventive penali».

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