Brebemi, i tesori e quel museo chiamato «Mago»
Emozione e stupore ieri all’inaugurazione (anche per l’acronimo)
Ipezzi più importanti arriveranno solo in autunno, eppure anche così il MAGO, il nuovo Museo archeologico delle grandi opere di Pagazzano, è già uno stupore. Chi ha avuto la possibilità di visitarlo ieri nell’anteprima dell’apertura (le prossime occasioni saranno l’8 e il 29 agosto) ne è rimasto incantato. Le sei sale espositive ricavate nell’ala del castello destano meraviglia. I dubbi che dietro quel nome pomposo, un acronimo scelto dalla società di marketing che cura la comunicazione, ci fosse un trucco da prestigiatore, un vorrei ma non posso, sono stati (quasi)subito fugati. Come sottolineato dal sovrintendente ai beni archeologici Filippo Maria Gambari in questo la caso la provincia non è affatto periferica, ma si fregia ora di una realtà di prima grandezza. Ammirando la combinazione di tecnologia tra schermi interattivi e realtà aumentata che si fonde con le teche più tradizionali dell’esposizione e al pregio dei reperti esposti, ce se rende conto. Il vero incantesimo del MAGO è dar concretezza a quel passato d’insediamenti di celti, etruschi, romani e longobardi che la Bassa finora viveva soprattutto nelle storie. Con Brebemi e Alta velocità invece si è alzato il velo di terra, spesso pochi centimetri, sotto cui si celava una ricchezza archeologica inaspettata. Sono oltre 180 i siti venuti alla luce dal 2009. Di questi ben 102 sono nella Bassa con la necropoli longobarda di Fara Olivana con le sue 100 tombe o quella risalente all’età del bronzo (2.300 a.c.) a Covo. Caravaggio si è rivelato miniera di reperti: dalla villa rustica romana di Masano, alla preziosa situla in bronzo con decorazione figurata a sbalzo e cesello, la prima rinvenuta in Lombardia, fino alla tomba in legno di un guerriero longobardo. Molti dei pezzi più importanti sono ancora in corso di restauro — compresa la preziosissima situla — e saranno inseriti in autunno. «L’intenzione — spiega la dottoressa Maria Luisa Fortunati della Soprintendenza che insieme alle colleghe Cristina Longhi e Caterina Giostra ha curato l’allestimento — è di far ruotare i reperti esposti».
«Per Pagazzano — sottolinea il sindaco Raffaele Moriggi — il museo è un sogno che si realizza e contribuisce a far rivivere il castello». Un risultato centrato grazie alla sinergia con Treviglio, Brignano e Romano. In vista dell’Expo i quattro comuni hanno messo a punto un progetto chiamato TRCP, un altro acronimo che sta per Torri, rocche, castelli e palagi. «Un acronimo mancato — precisa il sindaco di Treviglio Giu- seppe Pezzoni — perché voleva indicare anche i nomi dei comuni, ma per Brignano non siamo riusciti a trovare come sostituire la P di Palazzo Visconti». Un progetto, finanziato con oltre trecentomila euro dalla Regione, che attraverso la valorizzazione dei monumenti di epoca medievale e rinascimentale vuole favorire la creazione di un museo diffuso in chiave di promozione turistica della Bassa. Dopo il museo archeologico gli altri vertici saranno la torre civica di Treviglio trasformata in un museo verticale, l’esposizione permanente dei mascheroni nella sala dei centauri nel Palazzo Visconti a Brignano e il restauro della rocca a Romano. Un progetto ambizioso che vuole estendersi a tutto il resto della Bassa e per il quale è stato forgiato il marchio: Quipianura.bg.it aggregando altri comuni della zona.