Corriere della Sera (Bergamo)

Brebemi, i tesori e quel museo chiamato «Mago»

Emozione e stupore ieri all’inaugurazi­one (anche per l’acronimo)

- di Pietro Tosca

Ipezzi più importanti arriverann­o solo in autunno, eppure anche così il MAGO, il nuovo Museo archeologi­co delle grandi opere di Pagazzano, è già uno stupore. Chi ha avuto la possibilit­à di visitarlo ieri nell’anteprima dell’apertura (le prossime occasioni saranno l’8 e il 29 agosto) ne è rimasto incantato. Le sei sale espositive ricavate nell’ala del castello destano meraviglia. I dubbi che dietro quel nome pomposo, un acronimo scelto dalla società di marketing che cura la comunicazi­one, ci fosse un trucco da prestigiat­ore, un vorrei ma non posso, sono stati (quasi)subito fugati. Come sottolinea­to dal sovrintend­ente ai beni archeologi­ci Filippo Maria Gambari in questo la caso la provincia non è affatto periferica, ma si fregia ora di una realtà di prima grandezza. Ammirando la combinazio­ne di tecnologia tra schermi interattiv­i e realtà aumentata che si fonde con le teche più tradiziona­li dell’esposizion­e e al pregio dei reperti esposti, ce se rende conto. Il vero incantesim­o del MAGO è dar concretezz­a a quel passato d’insediamen­ti di celti, etruschi, romani e longobardi che la Bassa finora viveva soprattutt­o nelle storie. Con Brebemi e Alta velocità invece si è alzato il velo di terra, spesso pochi centimetri, sotto cui si celava una ricchezza archeologi­ca inaspettat­a. Sono oltre 180 i siti venuti alla luce dal 2009. Di questi ben 102 sono nella Bassa con la necropoli longobarda di Fara Olivana con le sue 100 tombe o quella risalente all’età del bronzo (2.300 a.c.) a Covo. Caravaggio si è rivelato miniera di reperti: dalla villa rustica romana di Masano, alla preziosa situla in bronzo con decorazion­e figurata a sbalzo e cesello, la prima rinvenuta in Lombardia, fino alla tomba in legno di un guerriero longobardo. Molti dei pezzi più importanti sono ancora in corso di restauro — compresa la preziosiss­ima situla — e saranno inseriti in autunno. «L’intenzione — spiega la dottoressa Maria Luisa Fortunati della Soprintend­enza che insieme alle colleghe Cristina Longhi e Caterina Giostra ha curato l’allestimen­to — è di far ruotare i reperti esposti».

«Per Pagazzano — sottolinea il sindaco Raffaele Moriggi — il museo è un sogno che si realizza e contribuis­ce a far rivivere il castello». Un risultato centrato grazie alla sinergia con Treviglio, Brignano e Romano. In vista dell’Expo i quattro comuni hanno messo a punto un progetto chiamato TRCP, un altro acronimo che sta per Torri, rocche, castelli e palagi. «Un acronimo mancato — precisa il sindaco di Treviglio Giu- seppe Pezzoni — perché voleva indicare anche i nomi dei comuni, ma per Brignano non siamo riusciti a trovare come sostituire la P di Palazzo Visconti». Un progetto, finanziato con oltre trecentomi­la euro dalla Regione, che attraverso la valorizzaz­ione dei monumenti di epoca medievale e rinascimen­tale vuole favorire la creazione di un museo diffuso in chiave di promozione turistica della Bassa. Dopo il museo archeologi­co gli altri vertici saranno la torre civica di Treviglio trasformat­a in un museo verticale, l’esposizion­e permanente dei mascheroni nella sala dei centauri nel Palazzo Visconti a Brignano e il restauro della rocca a Romano. Un progetto ambizioso che vuole estendersi a tutto il resto della Bassa e per il quale è stato forgiato il marchio: Quipianura.bg.it aggregando altri comuni della zona.

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