SE L’EDIFICABILE TORNA AREA VERDE
Qualche anno fa mi avventurai a sostenere sui giornali e in tv che Bergamo non aveva bisogno di uno stadio nuovo, perché ormai la deriva televisiva del calcio faceva sembrare già tanti 20 mila posti (per due partite l’anno, al massimo). Spiegavo che mi sarebbe piaciuta una bella sistemazione del glorioso Brumana, così da avere una bomboniera in città, da raggiungere a piedi, in una cornice di architettura antica e all’ombra della Maresana. In quel clima di forsennata esaltazione per l’impianto modernista, fui investito da una discreta dose di contumelie. Cosa posso dire: ad anni di distanza, vedo che in tanti hanno cambiato idea. Che parlare di ristrutturazione del Brumana non era poi così blasfemo. Di fatto, siamo all’epilogo: il Comune venderà il leggendario impianto e Percassi ne farà la bomboniera per un altro mezzo secolo. E a quelli che giustamente fanno notare le paure dei residenti rispondo come allora: per migliorare l’atmosfera del calcio non serve uno stadio nuovo, ma tifosi nuovi. Nell’attesa, anche questa vicenda arriva a confermare una fantastica tendenza: davvero Bergamo ha deciso di voltare pagina e di lasciare una grande impronta sul futuro. Nel progetto di ristrutturazione, non un metro cubo in più di cemento. Meglio ancora: siamo addirittura al punto che un’area destinata alla cementificazione (Grumellina per stadio e affini) subirà il cambio nella destinazione d’uso, tornando zona verde. Questo dettaglio non può passare via nell’indifferenza generale, due righe in cronaca e chi s’è visto s’è visto. Dopo decenni di volgare e demenziale corsa all’edificazione, succubi del famoso dogma per cui un prato non è un prato, ma un vuoto da riempire con qualcosa, ci ritroviamo di fronte a una giunta che cancella dai piani i nuovi insediamenti e ripristina l’idea di un verde pubblico prezioso e decisivo. Ammettiamolo: non è una retromarcia facile. Benché ammorbidita dalla crisi edilizia, la voracità di palazzinari e impresari non è mai facile da arginare. Eppure finalmente ci stiamo provando. Dopo i Bruni e i Tentorio, sinistra e destra unite sotto lo stesso credo al calcestruzzo, siamo in piena rivoluzione intelligente: basta tirare su a vanvera, vediamo di rimettere in sesto il vecchiume che abbiamo già. È svolta storica. C’è poco da fare: mi tocca ancora parlare bene del sindaco Gori. Doveroso. Ormai, per parlarne male posso solo ricordargli i crimini culturali dell’Isola dei famosi e di tutto il resto, quando faceva il creativo dei palinsesti. Ma è la conferma che esiste una speranza per tutti: come dicono i sacri testi, c’è sempre tempo per redimersi, in una seconda vita.