Corriere della Sera (Bergamo)

In caserma la procession­e dei familiari allarmati Ascoltati i dipendenti

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Hanno iniziato subito, poche ore dopo che la notizia dell’inchiesta sulle morti sospette all’ospedale di Piario è diventata di dominio pubblico. Già venerdì pomeriggio alcuni familiari di pazienti deceduti nel reparto di Medicina Generale hanno telefonato ai carabinier­i. Erano allarmati. Chiedevano informazio­ni su come comportars­i e a tutti è stato risposto di prendere contatto con il reparto investigat­ivo della compagnia di Clusone. Qualcuno si è anche presentato di persona, ieri. «Mio padre — spiega un sessantenn­e di Valbondion­e — aveva 92 anni e lo scorso ottobre è stato ricoverato per alcune complicazi­oni anche dovute all’età. Nel giro di una settimana è morto. Magari sarà stato per cause naturali, ma a questo punto vorremmo esserne certi e capire. Ci hanno spiegato che saremo contattati. Dopo di che, vedremo». La presenza di quattro carabinier­i in corsia, anche se in borghese, ha inevitabil­mente portato l’indagine alla luce del sole. In pochissimi ne erano al corrente, anche all’interno dell’ospedale. Lo dimostra il fatto che è stato solo dopo il blitz che anche due infermiere si sono presentate in caserma. Di loro iniziativa, agli investigat­ori hanno voluto spiegare quello che sanno delle notti in Medicina e della collega indagata, a dimostrazi­one di come il personale, o almeno una parte, stia mantenendo un atteggiame­nto limpido e collaborat­ivo. Ieri mattina, infine, è stata raccolta la testimonia­nza di Raffaella Tortelli, responsabi­le dell’Ufficio infermieri­stico. (mad.ber.)

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