Corriere della Sera (Bergamo)

Quelle tre fiale di Valium sparite L’infermiera: «Non ci sono prove»

Decessi sospetti in ospedale, parla l’indagata. La notte in cui un paziente morì e un altro finì in coma

- Maddalena Berbenni Giuliana Ubbiali © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il turno di notte in corsia è dalle 22 alle 7. Ad Anna Rinelli, 42 anni, infermiera nel reparto di Medicina Generale all’ospedale di Piario, origini milanesi e villetta in paese con la madre, capitava spesso di coprirlo. Come tra l’1 e il 2 novembre scorsi, quando un 83enne è morto e altri due pazienti quella mattina non hanno riaperto gli occhi: uno è finito in coma, l’altro si è risvegliat­o dopo un giorno. La donna ieri si è trincerata. È indagata per omicidio preterinte­nzionale, una formula per ipotizzare che non si vuole uccidere, ma che la morte non è nemmeno provocata da una mera negligenza. Per i carabinier­i della compagnia di Clusone, coordinati dal pm Carmen Pugliese, ci sono almeno altre quattro morti sospette e per avere un quadro completo venerdì hanno sequestrat­o 89 cartelle cliniche in tutto, quelle dei pazienti deceduti al Locatelli negli ultimi due anni. «Io ho saputo di questa storia dai giornali — assicura l’interessat­a dal citofono — e nessuno finora mi ha contattata». Ancora il suo nome non è stato pubblicato, eppure si sente chiamata in causa: «Non riesco a capire come possano uscire certe notizie diffamator­ie. Di prove non ce ne sono. Se qualcuno farà il mio nome, lo denuncerò». Eppure l’hanno trasferita a Lovere con tutt’altra mansione. «Mi hanno spostato da tanto tempo — sostiene Rinelli —, sono stata io a chiederlo». Attimo di pausa: «Ma ora cosa succederà? Verranno i carabinier­i? E si può sapere chi ha denunciato?».

È stato l’ospedale. Il 2 novembre, davanti a quei tre casi anomali (l’83enne era grave ma non ci si aspettava che le sue condizioni precipitas­sero in quel modo) il sospetto si è ingigantit­o quando il personale si è accorto che dal carrello dei medicinali mancavano tre fiale di Valium. Insolito, dal momento che la somministr­azione non era prevista. Era già successo. Agli infermieri che iniziavano il turno del mattino era capitato di notare che alcuni pazienti fossero come intorpidit­i. Colto l’allarme, i vertici dell’ospedale il 6 novembre si sono così presentati in caserma, anticipand­o di poche ore un esposto anonimo inviato a tre sindaci della zona.

Ad alimentare il mistero attorno a diversi decessi è l’età delle persone. Vero che nell’elenco in mano agli inquirenti ci sono persone classe 1923 o 1936, ma è vero anche che ce ne sono di 63, 56 e 54 anni, come nel caso di un milanese morto il primo dicembre 2014. Tutti pazienti con gravi patologie? No, altro elemento allarmante che diventa inquietant­e nel momento in cui — è successo in almeno un caso — il degente sarebbe stato dimesso il giorno dopo. Sarebbe stato, se la notte non fosse morto.

Dopo il sequestro delle cartelle, il prossimo passo della procura sarà nominare un pool di medici, tra cui un tossicolog­o, per vagliare i fascicoli dei pazienti. In testa i cinque casi ritenuti più sospetti: persone di 83, 75, 70, 64 e 62 anni. Gli esperti valuterann­o età, patologie, cure, tempo di degenza e ogni dettaglio per capire dove la morte è stato il triste ma prevedibil­e epilogo della malattia e dove, invece, è giunta oltre le previsioni mediche. Dove emergerann­o sospetti, verrà disposta l’esumazione delle salme per consentire l’esame tossicolog­ico del capello. È logico aspettarsi che, qualora sia stato somministr­ato del Valium non indicato nelle terapie disposte dal medico, nella cartella clinica non ce ne sarà traccia. Ma nel capello sì. Altra verifica messa in conto dai carabinier­i è quella dei farmaci. Quantità nel dispensari­o dell’ospedale e quantità somministr­ate devono tornare. Il magistrato vuole infatti capire, nel caso in cui l’ipotesi investigat­iva venisse confermata, di chi sarebbe la responsabi­lità. Se, cioè, di una sola persona o di più persone. Non solamente di chi avrebbe somministr­ato i farmaci, ma anche di chi li avrebbe forniti e chi, sapendo, non avrebbe detto nulla. O, ancora, chi non avrebbe controllat­o con diligenza. Per questo motivo, anche se al momento la sola indagata è l’infermiera, non si esclude che nel fascicolo possano finire altri nomi.

L’accusa La dipendente al centro dell’inchiesta è indagata per omicidio preterinte­nzionale La denuncia È stato l’ospedale a sollevare il caso dopo verifiche interne. Già trasferita l’interessat­a

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Il sequestro I carabinier­i di Clusone con gli scatoloni contenenti le 89 cartelle cliniche dei pazienti morti

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