Corriere della Sera (Bergamo)

La difesa: «Scarcerate Bossetti»

Pressing sulla Corte d’Assise: arresti domiciliar­i, moglie e figli pronti ad accoglierl­o

- Ubbiali

Gli avvocati di Massimo Bossetti hanno chiesto i domiciliar­i con il braccialet­to elettronic­o. No del pm. La decisione della Corte d’Assise potrebbe arrivare già oggi. Ieri l’imputato ha parlato ancora, dopo la testimonia­nza di Massimo Maggioni, parte civile della calunnia: «Ho solo segnalato un sospetto, non volevo accusarlo».

Un sì sarebbe un colpo di scena dopo una lista di no. Un no sarebbe il nono. Il conto alla rovescia dura al massimo cinque giorni, ma già oggi potrebbe arrivare la decisione: ieri sera, via vai dei giudici e luci accese in tribunale fino alle 19. Al mattino gli avvocati di Massimo Bossetti hanno chiesto alla Corte d’Assise di metterlo agli arresti domiciliar­i, anche con il braccialet­to elettronic­o. L’imputato è d’accordo. «Sicurament­e», dice lui in aula. Il pm Letizia Ruggeri alza il muro. L’avvocato Enrico Pelillo, per la famiglia Gambirasio, anche. Marita Comi ha messo nero su bianco, in una dichiarazi­one depositata dagli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, di essere pronta ad accogliere il marito nella loro casa alla Piana di Mapello. Ma questa della difesa è una mossa rischiosa. Finora hanno negato la scarcerazi­one gip, tribunale del Riesame, tribunale dell’Appello e Corte di Cassazione. Due tornate, sei volte. Sette se si conta la prima ordinanza del gip. Otto se ci si mette anche l’istanza (rigettata) in cui, lo scorso luglio, i difensori chiedevano alla Corte d’Assise di trasferire Bossetti in una comunità per il timore di gesti disperati in cella. Ora, agli stessi giudici che deciderann­o se l’imputato è innocente o colpevole, viene presentata una nuova istanza di scarcerazi­one. Una decisione che, per quando su un binario parallelo a quello del giudizio finale, peserà.

Ma ora che cosa è cambiato? Gli avvocati non discutono i gravi indizi «per rispetto della decisione finale della Corte», ma le esigenze cautelari. Citano il decreto di maggio del filone svuota carceri. «Dai provvedime­nti precedenti emerge che Bossetti è dentro soprattutt­o per la gravità del fatto. Ma la scelta non può essere ancorata solo a questo — argomenta Camporini —. Il carcere deve essere l’estrema ratio. Gli omicidi non sono tutti uguali; dobbiamo pensare al caso concreto e guardare in faccia all’imputato. Lì, in una casa facilmente controllab­ile, con moglie e figli, le esigenze cautelari sarebbero salvaguard­ate». Poi la lista dei punti a favore del carpentier­e: «Incensurat­o, mai chiamato per il prelievo del Dna, mai scappato in 4 anni, vita sempre uguale, già un lungo periodo in carcere, comportame­nto ineccepibi­le in cella che dimostra l’accettazio­ne delle prescrizio­ni». Finale: «Non c’è un pericolo concreto e attuale di reiterazio­ne». No del pm, avrebbe sorpreso in contrario: «Anche l’ultima negazione è successiva al decreto di maggio, quindi tutte le argomentaz­ioni sono già state prese in consideraz­ione. Non c’è spazio per una rivalutazi­one. Anzi, il processo ha introdotto elementi più stringenti». L’avvocato Pelillo mette da parte gli interventi in punta di diritto: «Mi sembra si stia sfruttando il clima natalizio, ora capisco le dichiarazi­oni dell’imputato alla scorsa udienza dopo che era rimasto impassibil­e davanti a immagini raccapricc­ianti (l’autopsia, ndr). Sono rimasto sconvolto quando ho sentito dire che c’è solo il pericolo di reiterazio­ne: di tredicenni ce ne sono in giro tante». Poi ha sventolato la bandiera in difesa della discrezion­e dei Gambirasio. Due mondi separati, quello della vittima e quello dell’imputato, dice Camporini per indicare che non c’è pericolo si incrocino. «Mi spiace che il decoro e il pudore dei miei assistiti vengano mal interpreta­ti. Sì, due mondi diversi — sbotta Pelillo —. L’imputato è vivo, la vittima è al Creatore».

Il pubblico ministero «Già otto no: nulla è cambiato, anzi in aula sono emersi elementi più stringenti»

 ??  ?? Detenuto Massimo Bossetti è in carcere da 554 giorni. È stato fermato il 16 giugno dello scorso anno per l’omicidio di Yara: gli inquirenti sono arrivati a lui dal Dna del padre naturale e della mamma
Detenuto Massimo Bossetti è in carcere da 554 giorni. È stato fermato il 16 giugno dello scorso anno per l’omicidio di Yara: gli inquirenti sono arrivati a lui dal Dna del padre naturale e della mamma

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