ARIA INQUINATA E IDEE IN RITARDO
Due settimane dopo l’ordinanza anti smog, la qualità dell’aria a Bergamo rimane pessima. Le centraline dell’Arpa segnalano una presenza di polveri sottili (le Pm 10) variabile ma costantemente sopra la soglia consentita dalla legge. Apprezzare gli effetti delle norme dell’amministrazione è molto difficile: il divieto di circolazione per i diesel euro 3, il limite a 19 gradi per la temperatura, la limitazione dell’orario di accensione degli impianti di riscaldamento e il giro di vite all’abitudine dei commercianti del centro di tenere le porte dei negozi aperte, tutto questo non ha prodotto un miglioramento sensibile. In parte perché le norme non vengono rispettate. Come il
Corriere ha dimostrato il giorno seguente all’entrata in vigore dell’ordinanza, nemmeno negli uffici comunali la temperatura stava entro i limiti dettati dalla stessa giunta, mentre per diversi giorni i vigili si sono «dimenticati» di avvertire i negozianti dell’obbligo di chiudere le porte. Ovvio che provvedimenti del genere possono funzionare solo se sono seguiti da controlli rigidi. In ogni caso, sorprendersi della scarsa efficacia di quest’ordinanza sarebbe un esercizio stucchevole: nessuno pensava che interventi del genere avrebbero ripulito davvero l’aria di Bergamo, che è al centro di un’enorme area inquinata compresa tra il Po e le Alpi. La responsabile dell’Ambiente, Leyla Ciagà, ha provato comunque a sottolineare i microscopici miglioramenti nei dati sulle polveri sottili, mentre attorno a lei fischiava il fuoco amico di Legambiente («provvedimenti inutili»). L’assessore ci ha messo del suo: «Accanto alle misure d’emergenza abbiamo anche quelle più strutturali, come la pedonalizzazione del centro e il progetto del trambus». Roba realistica come gli scenari di Star Wars o che ha bisogno per essere realizzata di tempi fantascientifici. Peccato, perché almeno un’idea buona nell’emergenza era stata prodotta, quella di far viaggiare gratuitamente bambini (e relativi accompagnatori adulti) diretti a scuola. Il problema è che un’iniziativa del genere, per non rimanere una bella proposta senza effetti concreti sulla qualità della vita — che significa anche ridurre il tempo passato incolonnati in auto, oltre che abbattere l’inquinamento —, un’idea così ha bisogno di dosi serie di coraggio, investimenti economici adeguati e programmazione. Una sfida interessante sarebbe stata, ad esempio, quella di introdurre il trasporto gratis sull’Atb per i bambini di asili ed elementari dall’inizio dell’anno scolastico e non quando l’aria si è fatta irrespirabile.