Trucca, giustizia per gli artigiani
Da versare 5,6 milioni, i vincitori: è linfa vitale. Nicora: useremo le risorse trattenute all’azienda pugliese La sentenza: l’ospedale Papa Giovanni paga 19 imprese subappaltatrici al posto della Dec
La tinteggiatura, gli impianti, i serramenti, le finiture. Lavori non pagati a 19 ditte dalla Dec che aveva vinto l’appalto del Papa Giovanni XXIII, poi fallita. Ora il giudice del tribunale civile ha condannato l’ospedale a pagare 5 milioni e mezzo. Il direttore generale Carlo Nicora: «Useremo il saldo trattenuto alla Dec. Questo dimostra che n on ha pagato».
La sentenza ci condanna ma ci permette di sapere con certezza che i lavori non sono mai stati pagati dalla Dec. Faremo valere anche questo
Carlo Nicora
dg 1,6
milioni il risarcimento più elevato Questi soldi sono linfa vitale per gli artigiani. Si conclude un percorso difficile, sia per noi, sia per l’ospedale, che ha agito con disponibilità e correttezza
Marco Amigoni
Lia
Angelo Zucchinali da Comun Nuovo ha 51 anni di lavoro alle spalle, tre figli che sono il futuro, 20 dipendenti e relative famiglie. «Perché io sono convinto di una cosa — assicura —. Quando assumi un operaio, ti prendi in carico anche la sua famiglia». Dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo lui è il colore. Nel senso che è stata la sua impresa a occuparsi delle tinteggiature. Da cima a fondo. Tre anni e mezzo di lavoro per 121 mila euro. Luca Colman, invece, è la luce, quella esterna, che s’accende quando cala il buio. La sua impresa di Nembro, una trentina di operai, a fine intervento aveva presentato un conto di 26 mila euro. E poi c’è Fulvio Rizzi, che il prossimo anno festeggerà a Gorle i quarant’anni di carriera. È l’energia, lui. Ha installato il 75% degli impianti ed è stato tra i primi a mettere piede in cantiere, nel 2008, quando alla Trucca c’erano solo le fondamenta delle prime torri. Sette anni dopo, tre dall’inaugurazione dei reparti, incasserà i suoi 436 mila euro.
Ieri il giudice del tribunale civile di Bergamo, Marino Marongiu, ha stabilito che l’azienda ospedaliera Papa Giovanni XXIII dovrà risarcire per 5.664.440 euro in tutto (le cifre sono scritte al centesimo, creditore per creditore) le 19 aziende fornitrici della Dec di Bari, principale appaltatore del cantiere del nuovo ospedale, saltata per aria prima di regolare i conti. Gli artigiani in questione, in gran parte bergamaschi, si sono occupati delle finiture. Si va da cifre relativamente basse come quella di Colman al milione e 600 mila euro della Novodoor di Ornavasso (Varese), con filiale in via Corridoni. Suoi i serramenti e il credito più alto. E ancora dai 148 mila euro della Air Klima di Cene ai 900 mila della Padana Strade, Lodi. «Salderemo chi oggi vanta legittimamente un credito — dichiarazione del direttore generale Carlo Nicora — utilizzando le somme trattenute dal saldo finale a Dec (circa l’equivalente del debito, e faremo valere anche questo nella causa di risarcimento che abbiamo intentato alla società».
Per l’avvocato Gabriele Forcella, che ha assistito il gruppo di imprenditori coordinati dall’associazione Lia (Liberi imprenditori associati), si tratta di una sentenza innovativa, «perché in molti casi il giudice rimanda al subappaltatore. Invece siamo riusciti a dimostrare che si trattava di indebito arricchimento e che l’ente ha riconosciuto implicitamente l’utilità delle prestazioni svolte con l’uso delle opere realizzate dalle imprese». Non è stato un percorso semplice. Il consulente tecnico nominato dal tribunale ha dovuto certificare la corretta esecuzione dei lavori e il loro valore, verificare il mancato pagamento e, appunto, l’utilizzo. Per chi sarà ripagato è come un certificato di qualità. Tutti ti raccontano che questa non è l’unica causa e che non sempre finisce bene. «Per gli imprenditori — sottolinea il presidente della Lia Marco Amigoni — è una boccata di ossigeno. Non nascondo che oggi siamo euforici e va dato atto all’ospedale di avere agito in sede di Ctu con correttezza e disponibilità».
Il tribunale civile Decisivo per il giudice il fatto che le opere sono state eseguite bene e l’ospedale le utilizza