Dalla sofferenza alla serenità Il 2015 dell’Atalanta
Dalla sofferenza alla tranquillità L’anno da brividi dei nerazzurri
15 mila euro la multa all’Atalanta per cori razzisti contro il Napoli 24 i punti dell’Atalanta, distante 10 lunghezze dalla retrocessione
Il tifoso atalantino è passato, in dodici mesi, dallo sperare in una sconfitta del Parma o del Cagliari per allungare sulla terzultima, all’innervosirsi per una mancata vittoria a San Siro che lo allontana dall’Europa League. La bellezza del calcio. La follia del calcio.
Già, perché alzi la mano chi, a marzo, guardando una squadra che arrancava nei bassifondi della classifica e che non era in grado di vincere (nemmeno in casa), era solamente in grado di pensare che da lì a distanza di pochi mesi, la stessa squadra sarebbe stata in grado di sostare tranquillamente nella parte sinistra della graduatoria. Di perdere solamente a tempo scaduto contro l’Inter che sarebbe diventata la capolista. Di espugnare l’Olimpico contro la Roma. Di giocare alla pari per oltre un tempo contro la squadra attualmente più in forma del campionato, il Napoli.
Merito di un allenatore che ha avuto la bravura di centrare un modulo — il 4-3-3 — coraggioso ma adatto alle caratteristiche della rosa. Merito, anche, di una società che, nonostante i mugugni per i Baselli e i Zappacosta trasferiti forse un po’ troppo frettolosamente, ha saputo costruire un gruppo esperto e, allo stesso tempo, di prospettiva. E, cosa più importante, di ridare entusiasmo all’ambiente.