L’orgoglio di Pezzoni «Me ne vado io, nessuno mi caccia»
Ultimo provvedimento: ricorso al Tar contro la bocciatura del Blister
Giuseppe Pezzoni aveva annunciato le sue dimissioni da sindaco di Treviglio il 2 dicembre e le ha confermate ieri. Ma dopo una orgogliosa rivendicazione del lavoro svolto e una minimizzazione dello scandalo della falsa laurea, oltre a qualche lacrima e gli applausi del Consiglio comunale.
Sceglie di andarsene ad alta voce Beppe Pezzoni. Ieri pomeriggio, a poche ore dal termine entro il quale poteva ancora ritirare le dimissioni presentate il 2 dicembre, ha organizzato una conferenza stampa per tracciare il suo bilancio di mandato. Uno show che, in crescendo, è terminato con l’annuncio della decisione assunta poche ore prima in Giunta: il ricorso al Tar contro la Provincia che ha bocciato la maxi casa di riposo Blister. Lo stesso progetto sul quale la procura di Bergamo ha aperto un’indagine contestando a lui e a 4 membri della Giunta il reato di abuso di ufficio.
Ma di questo non si è parlato nelle due ore in cui Pezzoni ha tracciato una narrazione magniloquente degli ultimi 4 anni e mezzo. Il racconto è stato quello di un’amministrazione piena di luci, che ha raggiunto eccellenti risultati e un’imponente monte di realizzazioni pur in un difficile momento storico. Un’amministrazione che fino a settembre era sicura della conferma al voto del 2016 e invece finisce con sei mesi di anticipo perché è scivolata sulla falsa laurea del sindaco. Il segreto di un titolo di studio mai conseguito e poi contraffatto, conservato per 14 anni e rivelato solo quando l’ha scoperto la stampa. Per lui però resta un fatto privato, ora superato. «Sono stati mesi difficili — spiega, commuovendosi nell’ultimo intervento —. Ma avere avuto tante pacche sulle spalle nonostante un errore riconosciuto è stata la testimonianza più bella del calore che questa città sa dare a chi si mette al suo servizio».
Una narrazione, in cui sono sfilati i tanti volti di Pezzoni: l’oratore brillante, l’amministratore innovativo che ha realizzato scelte poi imitate, il sindaco che per primo in Bergamasca ha messo un limite d’orario alle sale slot sfidandole in tribunale. Il duro che non si piega ai partiti: «Non abbiamo dato spazio ai giochini politici. Spesso abbiamo pagato l’indisponibilità alla mediazione politica al ribasso che per qualcuno è modo di vita, ma che per noi è uno dei peggiori vizi italiani».
Ma c’è anche il Pezzoni «dottor Sottile», che torna sulle dichiarazioni del passato sue e degli altri puntualizzandone il vero significato: «Non ho mai detto che non mi sarei dimesso, ma che non l’avrei fatto subito: un avverbio fa la differenza. Sono amareggiato per questa distorsione della verità». E un Pezzoni ha bisogno dell’avversario, un’opposizione che deve imparare a «subire le regole della democrazia» e che lo amareggia perché attua «sistematicamente una distorsione della verità». «Non sono stati capaci di mandarci a casa — dice —. Ci andiamo da soli». Una narrazione che ora Treviglio si domanda se continuerà. Se è certo che la sua maggioranza si ripresenterà al voto, non è chiaro se e come Pezzoni vi parteciperà. Del suo futuro ora non parla. «Sono appena tornato da 12 giorni in Brasile, la vacanza più lunga della mia vita. Lasciatemi ancora qualche tempo per capire cosa voglio fare da grande», dice prima di incassare l’applauso del suo ultimo Consiglio comunale.