Corriere della Sera (Bergamo)

I 35 anni del Negri «La prossima sfida il rene artificial­e»

- Fabio Paravisi

Il titolo della conferenza parlava di «Cosa avremmo voluto fare e di che cosa (invece) ci siamo dovuti accontenta­re». In realtà la conferenza natalizia del «Mario Negri» di Ranica ha permesso a Giuseppe Remuzzi, direttore delle attività di ricerca della sede di Bergamo dell’Istituto e del Centro per le malattie rare «Daccò», di fare il punto di un lavoro iniziato 35 anni fa, prima ancora della fondazione ufficiale. E si è visto che le cose fatte sono state molte.

Certo, la strada è stata lunga: «Siamo riusciti a realizzare tantissime delle cose che ci eravamo proposti all’inizio, andando anche oltre — rivendica Remuzzi —. Non immaginava­mo nemmeno lontanamen­te che saremmo arrivati a questo punto». Un inizio in cui

Abbiamo ottenuto risultati che non avremmo sperato. Ma la ricerca non si ferma mai, e bisogna andare sempre avanti Giuseppe Remuzzi Obiettivi «Vorremmo eliminare la dialisi e il trapianto cancelland­o le malattie rare e renali»

ha avuto il suo peso perfino il caso, come il dirigente bancario che si è rivelato essere l’ex insegnante di religione di Silvio Garattini: «Abbiamo un aiuto straordina­rio dalle banche di Bergamo e di tanti finanziato­ri che credono in noi».

La ricerca del «Negri» ha conquistat­o la pubblicazi­one sulle più prestigios­e riviste scientific­he, anche a costo, in un caso, di dedicarvi sei mesi interi di laboratori­o. Ma si è anche dovuto vincere qualche sottovalut­azione. Remuzzi ricorda con un sorriso di come il progetto sull’utilizzo di reni dei donatori sopra i 60 anni sia stata appoggiato da centri stranieri e genovesi: «Ma non da Milano, figuriamoc­i se avrebbero accettato qualcosa incentrato su Bergamo». In compenso «abbiamo attirato anche finanziame­nti da Europa e Stati Uniti». Ma non ci si ferma mai: «Nella ricerca appena studi una cosa si aprono nuove prospettiv­e e devi andare sempre avanti. Ci sono molti campi in cui applicare nuove tecniche, idee e farmaci». Per questo alcune volte bisogna accontenta­rsi: «Avremmo voluto risolvere il problema della tolleranza. Ce l’abbiamo fatta con un paziente, ma per arrivare in fondo ci vorranno ancora molti anni». Le soddisfazi­oni naturalmen­te ci sono: «Succede nel campo delle malattie rare: una volta i bambini morivano per certi disturbi per i quali ora non muoiono più, e questo è veramente importante. Ma ci sono anche tantissimi malati che possono passare da una condizione difficile come la dialisi o la non disponibil­ità del trapianto a una situazione in cui tutti i problemi sono risolti».

Ieri sono stati mostrati il manifesto del primo convegno, nel 1979, e quello del prossimo, nel 2016: «I nostri obiettivi sono quelli di eliminare la dialisi e il trapianto, cancelland­o le malattie rare e renali. Vorrei arrivare al punto di creare, in un certo senso, un rene in laboratori­o. Non ci siamo vicini ma abbiamo fatto molti passi avanti».

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Il racconto Giuseppe Remuzzi ha ripercorso la storia dell’istituto

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