Morandi, ora Gamba chiede i danni patrimoniali
Parte civile anche Banca Intesa. E la difesa vuole approfondire la centrale a biomassa
Nell’udienza di maggio gli avevano chiesto i danni morali, ora anche quelli patrimoniali. Gianfranco Gamba, imprenditore di Cene, la figlia Simona e la moglie Maria Pezzoli sono parti civili al processo a Benvenuto Morandi, l’ex sindaco di Valbondione e fino al 2013 direttore della filiale Intesa Sanpaolo Private Banking di Fiorano al Serio imputato di furto aggravato, falso in scrittura aggravato e truffa. Gamba è uno dei dieci clienti, anzi il principale, a cui secondo l’accusa (pm Maria Cristina Rota e Carmen Santoro) l’imputato ha fatto sparire 9 milioni e 306 euro. Gamba è seduto su una sedia in fondo all’aula, nell’angolo a destra. Morandi in prima fila accanto ai suoi avvocati Marialaura Andreucci e Angelo Capelli. «L’estensione della costituzione è tardiva, dovevano farlo alla scorsa udienza. La richiesta del risarcimento del danno non può essere frazionata», l’obiezione dei difensori. Discorso simile, tra questioni di tempistica, deleghe e nomine di procuratori speciali, per la costituzione di parte civile della banca. Che a sua volta è stata citata come responsabile civile dagli avvocati della famiglia Gamba, Giovanni e Lorenzo Bertino e Leonardo Cammarata. Sarà chiamata a pagare in caso di condanna di Morandi (poi può rivalersi su di lui). Prima, bisogna vedere come andrà l’udienza del 9 marzo. Morandi ha chiesto il rito abbreviato condizionato all’audizione di 10 persone, tra cui Gianfranco Gamba e un architetto autore di una consulenza sulla redditività della centrale a biomassa di Valbondione. Per la difesa — si intuisce — un affare comune tra Morandi e l’imprenditore. Intanto il collegio di giudici ha ammesso le costituzioni dei Gamba, ma non per la truffa, il solo reato per cui invece è stata ammessa la banca.
9,3 milioni di euro è la cifra che manca dai conti di una decina di clienti dell’ex direttore della Intesa Sanpaolo Private Banking, filiale di Fiorano