Amianto (ed erbacce) nel cortile delle adunate
Sul cancello c’è ancora il cartello che dice «Alt, farsi riconoscere». E anche quando si varca la soglia d’ingresso da via San Giovanni (di fronte al Parco Suardi), si trovano ancora molte tracce di quella che un tempo era la caserma Montelungo. Dopo lo scioglimento dell’ultimo presidio militare nel 1998, il degrado è via via aumentato. Oggi questo è uno spazio che aspetta di tornare a vivere. Con una nuova funzione: dove c’erano i militari, arriveranno gli studenti dell’università. E i cittadini, perché alcuni spazi saranno aperti a tutti. Prima, però, ci sono i lavori da fare. Alcuni sono già iniziati, come hanno potuto vedere ieri i consiglieri comunali della commissione urbanistica, durante un sopralluogo. Nel cortile delle adunate alcuni operai della ditta Teknova Ambiente di Pedrengo (specializzata nelle bonifiche di siti contaminati) sono impegnati per conto di Cassa depositi e prestiti. Uno racconta, con l’accento straniero, che stanno lavorando sull’edificio che si affaccia su vicolo San Giovanni avvolto dalle impalcature. L’operaio dice che l’amianto è già stato tolto e poi indica i sacchi bianchi allineati ai piedi dell’edificio. Ora il materiale pericoloso è sigillato in quei sacchi che verranno portati via nei prossimi giorni. «C’era amianto sulle guarnizioni delle centrali termiche — dice Lorenzo Rossi, direttore tecnico di cantiere di Teknova –. Stiamo svolgendo anche altre attività: indagini ambientali del suolo e del sottosuolo per verificare l’eventuale contaminazione del terreno e la bonifica dei serbatoi interrati che potrebbero contenere residui di combustibile». I consiglieri comunali guardano i sacchi, poi si fermano sotto gli alberi e immaginano che qui dovrebbero sorgere gli impianti sportivi dell’università, in una struttura parzialmente ipogea. Sulle scale che portano alle vecchie camerate, un ramo sbuca dal cemento spaccato a metà. È la forza della natura che si è fatta strada negli anni. Nell’attiguo cortile «logistico», sotto le ex officine, restano gli spazi che un tempo servivano per il ricovero dei mezzi. Si torna verso l’uscita, dove le insegne «Pizzeria al caminetto» e «Spaccio» ricordano spazi e pezzi di vita che non esistono più.