Chi non paga entro agosto sarà escluso dalla mensa
Pugno duro del Comune. La scuola: restiamo col cerino in mano
Pugno di ferro del Comune di Treviglio contro le famiglie che non pagano la mensa scolastica. A ottobre l’amministrazione di Beppe Pezzoni con un colpo di mano cambiò il regolamento della refezione introducendo il principio draconiano secondo cui se le famiglie avevano degli insoluti con la Gemeaz, la società che ha in appalto la mensa, gli studenti non potevano più accedervi. Un giro di vite che ora la nuova amministrazione di Juri Imeri si appresta ad applicare. Il 30 giugno si è chiuso il termine per l’iscrizione a scuola, lunedì Imeri ha incontrato la Gemeaz e ieri in giunta è stato fatto il punto della situazione. A Treviglio le scuole dell’obbligo sono frequentate da 2.700 studenti (800 alle medie, 1.250 alle elementari e 650 negli asili). «A richiedere il servizio mensa sono state 1.291 famiglie pari a circa 1.600 bambini — spiega il sindaco —. Dall’incontro con la Gemeaz abbiamo appreso che le famiglie morose sono 315». La giunta non vuole rilevare l’importo degli insoluti. I dati diffusi a ottobre parlavano di un pregresso dal 2011 al 2014 di 439 mila euro per cifre che andavano da 10 euro a 2.500.
«Chi non è in regola — chiarisce il sindaco — vedrà respinta la domanda di accesso al servizio. Stiamo scrivendo a queste famiglie e allegheremo una lettera della Gemeaz con gli importi dovuti invitandoli a mettersi in regola entro il 26 agosto. Poi saremo rigidissimi: non è solo una questione di equilibrio nei conti ma anche di equità sociale tra chi fa fatica ma paga e chi fa il furbo. Se poi qualcuno pensa di far finta di niente perché tanto poi ai bambini sarà dato da mangiare lo stesso, si sbaglia». Il sindaco promette anche che a breve con Gemeaz affronterà il tema del miglioramento della qualità del cibo e del servizio. Proprio su questo punto il comitato dei genitori delle scuole dell’obbligo ha ottenuto per gli studenti delle medie di sperimentare la possibilità di portarsi da casa il pranzo. «Hanno aderito in 200 circa — dice Pinuccia Prandina, assessore alla pubblica istruzione — ma al momento sembra che per la maggior parte siano ragazzi che non utilizzavano la mensa».
La linea dura del comune rischia però di lasciare il cerino in mano ai professori che dovranno gestire gli studenti senza mensa ma non riportati a casa. Lo ammette a denti stretti la Giunta: «Sono a scuola — spiega l’assessore alla pubblica istruzione Pinuccia Prandina - è una responsabilità degli istituti». «Se il bambino rimane a scuola in maniera sporadica è un conto — precisa Imeri — se invece si verifica in maniera continuativa, si provvederà ad avvertire chi di dovere. Non ci saranno buonismi o pietismi».
«Siamo preoccupati — spiega invece Nicoletta Sudati dirigente scolastico dell’istituto Grossi —. Speravamo che l’amministrazione ripensasse questo provvedimento. Di sicuro non è giusto che ci sia chi non paghi, ma rischiano di farne le spese i bambini e in particolar modo quelli più piccoli che sono quelli meno autonomi e per cui la mensa è indispensabile. Cosa faremo? Li lasceremo digiuni? Non si può dire che questo è un problema della suola e lasciarla sola ad affrontarlo. Soprattutto se i bambini in questa situazione saranno tanti si crea una situazione difficile da gestire».