Dhl scarica sugli ungheresi
La multinazionale di logistica scarica le colpe sull’ungherese Asl Airlines, che però non replica Il Boeing 737 finito fuori pista era in attività da 25 anni: nel 2013 dismesso dai voli passeggeri
La scritta sull’aereo è bella grossa, e dice: Dhl. Ma la multinazionale delle consegne tiene a chiarire: «Non si tratta di un nostro mezzo, è di proprietà di una compagnia ungherese che lavora per noi». Si tratta di un ex aereo passeggeri che dal 1991 al 2013 è stato utilizzato dall’australiana Qantas, e poi riconvertito in cargo. L’altra notte ha percorso il tragitto da Parigi a Orio in un’ora e 12 minuti.
Era un ex aereo passeggeri con 25 anni di attività quello arenatosi ieri mattina sulla provinciale a Orio. Il Boeing 737-400 cargo della compagnia ungherese Asl Airlines, equipaggiato con motori CFM 56, ha cominciato a sfrecciare nei cieli nel 1991 trasportando passeggeri per l’australiana Qantas (per i primi due anni con i colori della sussidiaria Australiana Airlines). Nel 2013 è stato tolto dalla flotta, l’anno dopo riconvertito in cargo e infine venduto nel 2015 alla compagnia ungherese, che possiede altri quattro cinque aerei identici, tutti in servizio nel 2015 e con un’età media di 24 anni.
La compagnia è una sussidiaria del gruppo irlandese Asl Aviation Group, ha base nell’aeroporto Ferihegy di Budapest ed effettua voli charter per conto di altri vettori cargo, come appunto la Dhl. La quale tiene a precisare: «Noi abbiamo aeromobili nostri, ma quello in particolare era della compagnia ungherese che svolge servizi per noi, così come è ungherese anche il personale a bordo — spiega Simona Lertora delle relazioni esterne —. Siamo tutti molto scossi dall’accaduto ma felici che sia andato tutto bene. E abbiamo notato che nonostante la difficoltà c’è stata una grande reazione dall’organizzazione dell’aeroporto e da tutte le istituzioni coinvolte. Noi abbiamo comunque dovuto garantire il servizio, e dusopra rante la chiusura di Orio abbiamo dirottato quattro voli su Malpensa». Dall’Ungheria preferiscono non esprimersi, limitando a emettere un comunicato di sei righe in cui annunciano l’accaduto.
Per ricostruire la burrascosa nottata dell’aereo bisogna recuperare i tracciati di volo. Si vede il Boeing decollare dall’aeroporto parigino De Gaulle alle 2,54 per il volo classificato QY 7332, salire fino a un’altitudine di 9.500 metri e a una velocità di 740 chilometri orari l’Alsazia. Quindi iniziare gradualmente la discesa che gli fa sorvolare una prima volta Orio a tremila metri per poi compiere una lunga virata che lo porta fino a sopra Passirano (Brescia) necessaria per raggiungere lo scalo bergamasco da est, e infine cominciare a scendere sull’aeroporto. I dati dicono che è arrivato sulla Pista 28 alle 4.07 sotto una violenta pioggia con fulmini e venti a 11 nodi (20.4 chilometri orari) che arrivavano quasi sul muso del velivolo, ma una visibilità oltre i 10 chilometri. Poi è successo qualcosa che ha fatto percorrere all’aereo 2.800 metri di pista senza fermarsi, fino a schiantarsi 500 metri dopo.
Sacbo, società di gestione dell’aeroporto, per ora preferisce non entrare nel merito dell’incidente. Il presidente Miro Radici tiene però a difendere lo scalo: «L’accaduto non può inficiare la qualità e l’importanza degli sforzi profusi per rendere lo scalo all’avanguardia in tema di sicurezza, né tantomeno metterne in discussione la funzionalità. Alla luce dell’accaduto, desidero ribadire l’impegno volto ad assicurare l’obiettivo primario della sicurezza. Superata la fase dell’emergenza, il pensiero va ai due piloti coinvolti, ai quali va l’augurio di pronta ripresa Nel contempo ci scusiamo per i disagi provocati alle migliaia di passeggeri che nelle prime ore del mattino attendevano di partire».
Radici esprime la sua gratitudine «ai vigili del fuoco, prontamente intervenuti sul luogo dell’incidente per mettere in sicurezza l’aereo, all’Enac e all’Enav che hanno coordinato
Le condizioni Pioggia e fulmini al momento dell’atterraggio e vento a 11 nodi Il volo Da Parigi a Bergamo in un’ora e 12 minuti, velocità massima 740 chilometri orari
tutte le fasi dell’emergenza e del ritorno all’attività operativa, alle forze dell’ordine e alla Protezione civile che hanno gestito la viabilità e presidiato l’aerostazione nei momenti critici. Inoltre il mio pensiero va al personale operativo di Sacbo, che ha assistito i passeggeri e consentito di riprendere in tempi brevi l’attività, e a tutti coloro che svolgono le loro mansioni all’interno dell’aeroporto».