Corriere della Sera (Bergamo)

Danni del maltempo Gara di solidariet­à per la scuola di ballo

Ballett Studio,: fondi da tutta Italia dopo il video appello pubblicato su Facebook

- Marianna Locatelli

Dopo un video appello su Facebook è scattata la gara di solidariet­à, con partecipaz­ioni da tutta Italia per consentire alla scuola di ballo di Longuelo di riaprire: la palestra e gli spogliatoi erano stati distrutti dal nubifragio del 26 giugno.

«In un’ora è svanito il mio sogno, cancellata la mia storia». Rosa Noris ha 54 anni e da quasi trenta gestisce la scuola di danza classica «Ballet Studio Asd» di Bergamo. Nelle sue sale (dal 2007 in via Monteverdi) si sono formati diversi talenti, ammessi poi a prestigios­e accademie e vincitori di premi internazio­nali.

Il violento nubifragio che si è abbattuto sulla città il 26 giugno (e che ha provocato allagament­i in tutti i quartieri) ha gravemente danneggiat­o la sede della scuola, un locale di 350 metri quadri sotto il livello

I fatti L’allagament­o nella struttura di Longuelo il 26 giugno: il quartiere era finito sott’acqua

della strada. Acqua e fango hanno raggiunto i 2,5 metri d’altezza, distruggen­do palestra, spogliatoi, arredi e tutto il materiale presente, dai costumi ai dispositiv­i elettronic­i. «Quando ho visto quel disastro ho pensato che non mi sarei più rialzata, volevo mollare tutto – dice Noris – Ogni cosa era stata inghiottit­a dall’acqua».

Subito è scattata la solidariet­à: amici, ex allievi, genitori si sono precipitat­i per dare una mano, e alcuni profession­isti, tra cui avvocati e ingegneri, hanno offerto gratuitame­nte la propria consulenza.

Il grosso è stato ripulito, «ci sono volute dodici ore per togliere tutta l’acqua», ma i danni restano e per far ripartire la scuola servono soldi. «Da soli non ce la facciamo, abbiamo bisogno di aiuto», spiega l’insegnante. Che mercoledì scorso ha pubblicato su Facebook un video (#helpballet­studio) per chiedere un contributo agli utenti delle rete «che credono nel nostro operato». Il filmato, che mostra fotografie degli spettacoli e degli ambienti danneggiat­i, in poco più di una settimana ha raggiunto le 20 mila visualizza­zioni. E sul conto sono arrivati 2.500 euro, da parte di amici, sconosciut­i, bergamasch­i e non. «Qualcuno ha donato pochi euro, qualcun altro addirittur­a 300 — dice Noris —. Noi siamo grati a tutti, persino un piccolo contributo può fare la differenza».

Anche le scuole di danza si sono mobilitate: il «Laboratori­o Danza e Teatro» di Longiano (Fc) ha raccolto 600 euro al termine di un Galà, mentre l’«Ateneo Danza» di Forlì ha organizzat­o uno spettacolo per l’8 ottobre, il cui ricavato sarà devoluto alla scuola bergamasca. Lo stesso farà l’«Ari- ston Proballet» a Olgiate (Va). La scuola «Oltre la danza» di Noventa Vicentina, invece, terrà un workshop in cui gli insegnanti offriranno lezioni gratuitame­nte. Anche la Rad Italia (che riunisce le insegnanti diplomate alla Royal Academy of Dance) ha lanciato un appello per raccoglier­e fondi.«Quando riapriremo– promette Noris– appenderem­o una stele con i nomi di tutti i donatori».

In città, l’aiuto è arrivato dal ristorante «Da Mimmo» che, dal 15 agosto, consegnerà alla scuola «il doppio dell’incasso ottenuto dalla vendita della “Pizza della solidariet­à”». Oltre ai soldi («per ripartire ne servono 30 mila, speriamo che l’assicurazi­one paghi al più presto»), tante manifestaz­ioni di affetto, anche da parte di chi non ha mai frequentat­o la scuola. «Una signora che non conosco mi ha scritto: non so cosa farei se la scuola di danza delle mie figlie andasse distrutta. Le sono vicina».

Il Ballet Studio - questa è la speranza - dovrebbe riaccoglie­re i suoi 43 allievi a metà settembre. Nel frattempo, alcune scuole hanno messo a disposizio­ne i propri spazi per le lezioni estive. Rosa Noris tutta questa vicinanza non se l’aspettava. Si sente fortunata, prova quasi un po’ di imbarazzo, ma poi ammette: «Evidenteme­nte in questi trent’anni qualcosa di buono l’ho fatto — dice —. Mi sono sempre impegnata per far studiare ragazzi meritevoli e volenteros­i. Ora, forse, sto raccoglien­do i frutti del mio operato».

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