La rabbia dei residenti «Inascoltati i nostri appelli Va garantita più sicurezza»
Dal rumore alle rotte, le battaglie dei quartieri
Da un lato i «grazie». A Dio, al cielo, al destino. Che è successo di notte, che non ci sono stati morti, che non è successa la tragedia che sarebbe potuta succedere. I comitati aeroportuali trovano conforto in quel condizionale, ma dopo il sospirone di sollievo, aprono il cahier de doléances che punta il dito sulla mancanza di sicurezza. Il traffico, i numeri record dello scalo, le inversioni di rotta e tutte le problematiche annose fanno un tutt’uno con la prima evidenza.
«Manca un piano di sicurezza esterno ed è una cosa gravissima — tuona Gianluigi Mologni del Comitato di Campagnola —, ricordo che già all’epoca del prefetto Cono Federico, avevamo fatto presente questo aspetto e si era convenuto che si sarebbe predisposta una simulazione di disastro, un “disaster recovery” come si dice in gergo tecnico, che non fu mai fatta. Anche quando sono stati realizzati i
nuovi parcheggi avevamo riproposto la questione alla conferenza dei servizi. Ci dissero: “Cominciamo a fare i parcheggi, poi ci penseremo”. Il risultato è questo, con tutta la fortuna del caso, perché un aereo che plana su due corsie di una superstrada può significare un disastro allucinante. Che cosa dobbiamo aspettarci? Che un aereo caschi sopra la città? Oppure
sopra l’ospedale? Gli atterraggi da ovest sono una follia, le ultime case fanno “ciao” ai piloti. Mi ricordo che, quando ancora funzionava l’aeroporto militare, decolli e atterraggi avvenivano tutti da est, perché in caso di incidente, al massimo sarebbero finiti nel Serio. Comunque la stiano intortando — conclude Mologni — anche la Regione aveva posto dei vincoli, parametri che sono al doppio, 12 milioni contro i 6 ipotizzati». «L’aeroporto è a 3 chilometri dal centro di Bergamo — gli fa eco Silvia Arzuffi dell’associazione Colognola per il suo futuro —. Decolli e atterraggi avvengono a meno di 300 metri da un quartiere dove vivono 7 mila cittadini. I problemi ci sono, è ora di finirla di fare gli struzzi». In una lunga nota l’associazione ripercorre le varie tappe. «Ci siamo mossi in tutte le direzioni: lettere e solleciti agli enti interessati, due ricorsi al Tar di Brescia e al Consiglio di Stato per vedere finalmente annullata la zonizzazione acustica aeroportuale che aveva illegittimamente incluso il quartiere negli intorni aeroportuali, nonostante le sue caratteristiche di residenzialità. Abbiamo vinto i ricorsi, ma non è cambiato nulla. Abbiamo fatto una petizione all’Ue, abbiamo inviato un esposto alla Procura di Bergamo, segnalando le criticità
Questo è un campanello d’allarme, chiediamo una seria riflessione a chi ci governa
Ora non è più in gioco solo il rumore, ma c’è il problema della sicurezza I Comitati
dello scalo, non ultimo quello della sicurezza. Eppure, anche l’esposto è stato archiviato».
Amplia l’orizzonte il Coordinamento dei Comitati. «Questo è un campanello di allarme. Se per pura fatalità si fosse allungato di un altro poco, i parcheggi pieni di auto dall’altra parte della strada sarebbero stati interessati e la vicenda probabilmente avrebbe avuto esito tragico, con buona pace di tutti i “buontemponi” che all’epoca della costruzione dei parcheggi hanno sbeffeggiato chi opinava sulla corretta e sicura ubicazione di quei posti. È curioso constatare come nel nostro Paese la programmazione del territorio sia lasciata al caso: si costruisce poi si invoca un condono o si cerca a forza, come nel caso dell’aeroporto, di tenere un “mostro” dentro la città giustificandone la presenza come apporto di lavoro e di sviluppo. Sicuramente per certa parte lavoro e sviluppo sono arrivati, ma ora la creatura sta fagocitando nemmeno troppo lentamente. Ora non è più in gioco soltanto il rumore che crea fastidio a pochi residenti vicini allo scalo, ma il problema della sicurezza in senso lato investe un’area enorme e un numero grandissimo di persone, chiediamo una seria riflessione a chi ci governa».