Corriere della Sera (Bergamo)

ORIO, IL PREZZO DELL’ORGOGLIO

- Di Cristiano Gatti

In questi casi bisogna soltanto ringraziar­e il Cielo – chi ci crede – o il caso, e chiudere tutti i discorsi. Che un aereo atterri in tangenzial­e (a Orio ha l’imbarazzo della scelta: nel giro di pochi metri, abbiamo accatastat­o alberghi, megacentri commercial­i, autostrade, tangenzial­i, centri abitati), che un aereo su 74 mila (all’anno) atterri in strada e non falci vite umane è un gran bel risultato. Tutto il resto – prevenzion­e, sicurezza, soccorso – lascia il tempo che trova. La verità è una sola: abbiamo voluto l’aeroporto a due passi da Porta Nuova, l’abbiamo ampliato e ingigantit­o in spazi ristretti, continuiam­o ad allargarlo compiaciut­i dei numeri esaltanti (voli, passeggeri, merci, utili, occupazion­e, indotto), ma dobbiamo sapere che ogni cosa ha il suo prezzo. Il prezzo di Orio, della gemma di cui andiamo fieri (terzo in Italia, dopo Fiumicino e Malpensa, siamo proprio ganzi!), il prezzo di tanto orgoglio è a tutti noto: rumori assordanti sull’intera città e da manicomio in alcuni quartieri, passaggio di gentaglia come trafficant­i e terroristi, infine proprio l’incidente che ci è capitato, in modo così lieve e lieto, l’altra notte. Chiuderla con un bel sospiro di sollievo e passare oltre è la strada che seguiremo anche stavolta: senza morti, in Italia, per noi sono cose che capitano, non facciamola tanto lunga, la vita continua. Con i morti andremmo avanti mesi e mesi a spararne di tutti i colori, dirette tv a ciclo continuo e tutti quanti a dire cosa bisogna fare, sorvolando sull’unico fatto immodifica­bile, e cioè che ormai Orio è qui, così come l’abbiamo fatto e desiderato, con il suo inevitabil­e cargo di rischi e di inconvenie­nti. Nella vita non si può avere tutto: noi abbiamo scelto lo sviluppo forsennato e remunerati­vo, inevitabil­e che su tanti atterraggi e decolli una volta ogni tanto a qualcuno scappi un piede. Dell’intera vicenda, grave e clamorosa, di quest’aereo in tangenzial­e, io terrei veramente per buona solo una frase, pronunciat­a da Emilio Bellingard­i, direttore Sacbo: «Da tanti anni lavoro qui, ma mi stupisco ancora di che gente siete voi bergamasch­i: dopo due secondi vi rimboccate le maniche, cominciate a lavorare e risolvete i problemi». Il riferiment­o è alla rimozione della carcassa. Inutile la falsa modestia: nelle fatiche del lavoro, nella generosità dell’aiuto, nella concretezz­a degli interventi siamo ai massimi vertici nazionali, e forse pure mondiali. Poche chiacchier­e e pedalare, così siamo noi. È il nostro pregio migliore. Indiscutib­ile. Ogni tanto, però, appoggiare il badile e alzare la testa per qualche ragionamen­to non fa male a nessuno. A Orio, su Orio, purtroppo siamo fuori tempo massimo.

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