Variante di Cisano Dubbi sull’appalto in campo l’Anac
La Provincia non deve più anticipare i soldi, però chiede un parere all’Anac sul bando
I40 milioni per la variante di Cisano ci sono, il ministero non chiede più alla Provincia di anticiparli. Ma ora non mancano i dubbi sul bando di gara, a causa del nuovo codice degli appalti. E la Provincia fa appello all’Autorità anti corruzione per un chiarimento.
Almeno la beffa sembra essere sfumata: il governo non chiede più alla Provincia di Bergamo di anticipare i circa 34 milioni messi a disposizione, sui 40 necessari, per progettare e realizzare il primo lotto della variante di Cisano, il più complesso di tutta l’opera (e chissà quando vedranno la luce gli altri, se mai la vedranno). I soldi dell’esecutivo sono disponibili anche subito e si può andare in appalto. Anzi, si potrebbe, perché l’ultimo scoglio di un lunghissimo elenco, riguarda ora le procedure.
La Provincia avrebbe in mente un appalto integrato, di quelli in cui l’aggiudicatario vince la partita sia per la progettazione esecutiva sia per la realizzazione dell’opera, quindi con una cordata tra imprese e studi architettonici. Ma il nuovo codice degli appalti, approvato quest’anno dal governo, esclude categoricamente un’ipotesi del genere: serve un bando per ogni commessa pubblica, dice chiaramente la nuova legge tra i suoi 220 articoli. E quindi che fare? «Abbiamo deciso di toglierci ogni dubbio e di scrivere all’Autorità Anti Corruzione, l’Anac, per avere un chiarimento — spiega il delegato alle Infrastrutture di Via Tasso, Pasquale Gandolfi —. La nostra istanza è di una decina di giorni fa, solitamente l’Anac risponde nel giro di 30 giorni. Quindi non escludo che entro fine agosto, se non addirittura prima, potremo avere una risposta chiarificatrice. Dopodiché potremo decidere come procedere». Tra risorse risicate, in un’epoca in cui poter realizzare una variante stradale da 40 milioni di euro sembra un sogno, la Provincia si muove con la massima accortezza. Nonostante dal Cipe e in particolare dal ministero delle Infrastrutture, i tecnici avessero suggerito che si poteva comunque procedere con un appalto integrato, perché tutto il percorso per arrivare all’approvazione dell’opera era comunque nato prima del nuovo codice. «Meglio verificare e non commettere errori anche perché adesso la variante di Cisano può davvero diventare realtà», ribadisce Gandolfi. Non sembrava proprio così a maggio, quando mancavano pochi giorni al via libera del Cipe. In quella fase il ministero aveva fatto sapere che i soldi per l’opera non potevano finire subito nelle casse di Via Tasso e, quindi, l’ente locale avrebbe dovuto anticiparli. «Impossibile — aveva commentato Gandolfi —, anche per una questione di patto di stabilità».
Era così spuntata l’ipotesi di chiedere l’aiuto dell’Anas, che sta trattando con il governo e le province per riacquisire la competenza delle ex strade statali, inclusa la Briantea, che la variante di Cisano dovrebbe scavalcare, dando un nuovo sbocco al traffico. Ora pare non ci sia più bisogno di fare appello al buon cuore (e ai bilanci) della società di Stato. Il ministero non chiede di anticipare nulla e la Provincia avrà i suoi fondi.
Si può procedere, bisogna capire come. E i fondi sono quelli noti: 25 milioni di euro trovati nel 2007 dall’allora ministero delle Infrastrutture del secondo governo Prodi, Antonio Di Pietro, altri 8,5 milioni dallo Sblocca Italia di Renzi, 5 milioni dalla Regione Lombardia e un altro milioncino di risorse proprie della Provincia.
I numeri Il governo fa marcia indietro, disponibili i 40 milioni. Gandolfi: procedura da chiarire