Begnini, un crac da 115 milioni
All’asta i beni del gruppo dell’imprenditore di Cologno: hotel, ristorante e l’ex Zerowatt
Nel punti di massima crescita aveva avuto 18 aziende in ambiti diversi e oltre 250 dipendenti. Ma il Gruppo Begnini aveva le sue radici nell’edilizia, il settore che ha più risentito della crisi. E dopo numerosi tentativi di salvataggio, un passivo di 115 milioni lo ha portato al fallimento. Ora alcuni dei suoi beni, come due hotel-ristoranti e la ex Zerowatt, saranno messi all’asta.
Proposte Per trovare un futuro alla ex fabbrica è stato anche organizzato un concorso di idee Scuola calcio Il complesso di Boccaleone è fuori dal fallimento, e sta cercando acquirenti Gli edifici della ex Zerowatt hanno tutti una copertura di amianto che adesso temiamo possano essere in pessime condizioni. Abbiamo chiesto controlli all’Ats, e poi il curatore dovrà intervenire Camillo Bertocchi sindaco Alzano
Va all’asta un pezzo di storia del mattone bergamasco. E non solo. Il Gruppo Begnini, che si estendeva dalle costruzioni allo sport, dall’alberghiero ai serramenti, dal turistico all’alimentare, dall’editoria fino a una puntata nelle banche ed era arrivato ad avere 250 dipendenti in una galassia di 18 aziende, non esiste più. La holding creata da Giambattista Begnini è stata dichiarata fallita, affondata da un passivo di 115 milioni e aggrappata a beni che il mercato di oggi non stima oltre i 55 milioni. I problemi erano cominciati nel 2011, si era tentata la strada del risanamento del debito e poi quella del concordato preventivo: bocciata la prima proposta, ne era stata formulata una seconda che aveva trovato d’accordo i creditori. Ma non il tribunale, che ha deciso per il fallimento.
Ora, un po’ alla volta, i beni del Gruppo stanno andando all’asta. Per i primi tre la vendita è prevista per il 7 settembre. I primi due sono alberghi-ristoranti ormai chiusi da anni. Come il Maresana Resort, sul colle sopra Ponteranica: è un complesso su cinque livelli con 3.210 metri quadrati coperti, 213 di porticato e altri 5.720 di parco e posteggi. Il prezzo è di 3 milioni e mezzo (prima del fallimento si era tentata una vendita a 5,8), ma
è suddiviso in quattro vendite diverse: albergo; terreno; stalle, scuderie, rimesse, autorimesse; altri edifici. Il secondo è la Villa Manzoni di piazza Garibaldi a Cologno: tre livelli per 1.026 metri quadrati coperti e 990 di area esterna. Prezzo, 1
milione e 800 mila euro. Anche qui la vendita è suddivisa fra albergo, terreno e abitazione civile.
Più complicata la terza situazione. Si tratta del complesso della vecchia fabbrica ex Zerowatt ad Alzano, chiusa
dal 2000. Da allora 10 mila metri quadrati sono diventati zona artigianale, mentre gli altri 16 mila, acquistati per diventare residenziali e commerciali, sono in attesa di destinazione. Il Comune voleva abbattere tutto e farci un parco, salvando 10 mila metri cubi da utilizzare a fini residenziali in un’altra area. Uno studio di Lecce aveva organizzato «2.0 WATT», concorso internazionale di idee per studenti e neolaureati. Premiati i vincitori, era tutto rimasto lì. Il complesso è rimasto in stato di abbandono e in preda agli sbandati. La perizia è di 1.650.000 euro, la base d’asta a 1.237.500. Ma c’è un problema in più. Il bando avverte: «La copertura è costituita da lastre di cemento-amianto e dovrà essere bonificata a cure e spese dell’acquirente». «Sono 5.000 metri quadrati di eternit, che ormai saranno in pessime condizioni — precisa il sindaco di Alzano Camillo Bertocchi —. Abbiamo appena fatto una segnalazione all’Ats. Faranno un’ispezione, e se ci saranno problemi il curatore dovrà intervenire».
Restano fuori dalle aste, perché sono al centro di un sistema di leasing, il Palace Hotel di Zingonia e il Park Hotel & Motel di Cassano, che si era cercato di vendere per 11 milioni ciascuno. Così come il complesso di Boccaleone che fa capo a una diversa società, la Clarisse sport. Era stato costruito come scuola calcio dell’Atalanta, ma la malattia dell’allora presidente Ivan Ruggeri aveva congelato il progetto. Anche questa struttura è spesso popolata da senzatetto. Ogni tanto si fa vivo qualche possibile cliente ma non si arriva alla firma. Eppure sarebbe un vero affare: la realizzazione è costata due milioni e mezzo, per poco più della metà l’affare potrebbe andare in porto.