IL FRONTE DEL SÌ E QUELLO DEL LISCIO
Sabato sera, alla Festa dell’Unità, conta solo il liscio. Il popolo dei ballerini — e degli spettatori — si schiera con ore di anticipo, rifornimento di pizze e salamelle, poi tutti sulla balera. In programma c’è la Tania Band. Ma, brutta sorpresa, la pista è occupata. Gli organizzatori del Pd trevigliese hanno pensato bene di aprire la serata con un dibattito. Tre sedie, due microfoni (cortesemente concessi in prestito dall’orchestra), due deputati e un giornalista seduti lì in mezzo. Antonio Misiani del Pd e Cristian Invernizzi della Lega ci provano, ma è come giocare a ping pong a San Siro, mentre il pubblico aspetta la finale di Champions League: intorno c’è un certo disinteresse, per usare un eufemismo. Le argomentazioni delle due parti sono note. Il Pd — o buona parte di esso — spinge per il sì a una riforma che, tra le altre cose, ridimensiona il ruolo e i costi del Senato, per snellire l’attività parlamentare. L’ampio fronte del no, di cui la Lega fa parte, contesta l’effetto combinato della modifica alla Costituzione con la nuova legge elettorale, che darebbe al vincitore delle politiche una maggioranza schiacciante alla Camera. Invernizzi chiarisce anche meglio: «Del bicameralismo perfetto non ci importa niente, ma questa è un’ottima occasione per mandare a casa il governo Renzi». Misiani ribatte, il leghista controreplica, i toni si alzano, non siamo al litigio televisivo comunque i due contendenti tentano di scaldare il clima. Ma è tutto inutile. Intorno, gli sguardi del popolo del liscio — età media 65-70 — sono persi nel vuoto. È come quando parli a qualcuno e ti accorgi che sta fingendo di ascoltarti, mentre in realtà sta fissando qualcosa alle tue spalle. Il pubblico della Festa dell’Unità fissa il palco, sul quale campeggiano due gigantografie di Tania. E a un certo punto la pazienza finisce. Non serve l’annuncio: «Ultima domanda». Quando Misiani tenta di rispondere, scatta il boato di disapprovazione, «ooh!», «basta!». Ci vuole qualche secondo per riportare l’ordine intorno alla pista. Il deputato pd finisce il suo intervento, il dibattito si chiude in fretta e furia, finalmente musica e danze. Eccolo lì, sulla balera, il 40% degli italiani che i sondaggi dicono essere in sostanza disinteressati alle sorti della riforma costituzionale (e persino del governo). Ballano. Italicum, bicameralismo, province da abolire: ci penseranno i loro nipoti. Se questo è il bacino dei cosiddetti indecisi sui quali nei prossimi mesi Renzi ha chiesto di lavorare per vincere il referendum, servirà una forza comunicativa ben diversa da quella di cui dispone oggi il Pd. E, soprattutto, sarà bene parlarne in una sera in cui non è in programma il liscio.