Corriere della Sera (Bergamo)

IL FRONTE DEL SÌ E QUELLO DEL LISCIO

- di Simone Bianco

Sabato sera, alla Festa dell’Unità, conta solo il liscio. Il popolo dei ballerini — e degli spettatori — si schiera con ore di anticipo, rifornimen­to di pizze e salamelle, poi tutti sulla balera. In programma c’è la Tania Band. Ma, brutta sorpresa, la pista è occupata. Gli organizzat­ori del Pd treviglies­e hanno pensato bene di aprire la serata con un dibattito. Tre sedie, due microfoni (cortesemen­te concessi in prestito dall’orchestra), due deputati e un giornalist­a seduti lì in mezzo. Antonio Misiani del Pd e Cristian Invernizzi della Lega ci provano, ma è come giocare a ping pong a San Siro, mentre il pubblico aspetta la finale di Champions League: intorno c’è un certo disinteres­se, per usare un eufemismo. Le argomentaz­ioni delle due parti sono note. Il Pd — o buona parte di esso — spinge per il sì a una riforma che, tra le altre cose, ridimensio­na il ruolo e i costi del Senato, per snellire l’attività parlamenta­re. L’ampio fronte del no, di cui la Lega fa parte, contesta l’effetto combinato della modifica alla Costituzio­ne con la nuova legge elettorale, che darebbe al vincitore delle politiche una maggioranz­a schiaccian­te alla Camera. Invernizzi chiarisce anche meglio: «Del bicamerali­smo perfetto non ci importa niente, ma questa è un’ottima occasione per mandare a casa il governo Renzi». Misiani ribatte, il leghista controrepl­ica, i toni si alzano, non siamo al litigio televisivo comunque i due contendent­i tentano di scaldare il clima. Ma è tutto inutile. Intorno, gli sguardi del popolo del liscio — età media 65-70 — sono persi nel vuoto. È come quando parli a qualcuno e ti accorgi che sta fingendo di ascoltarti, mentre in realtà sta fissando qualcosa alle tue spalle. Il pubblico della Festa dell’Unità fissa il palco, sul quale campeggian­o due gigantogra­fie di Tania. E a un certo punto la pazienza finisce. Non serve l’annuncio: «Ultima domanda». Quando Misiani tenta di rispondere, scatta il boato di disapprova­zione, «ooh!», «basta!». Ci vuole qualche secondo per riportare l’ordine intorno alla pista. Il deputato pd finisce il suo intervento, il dibattito si chiude in fretta e furia, finalmente musica e danze. Eccolo lì, sulla balera, il 40% degli italiani che i sondaggi dicono essere in sostanza disinteres­sati alle sorti della riforma costituzio­nale (e persino del governo). Ballano. Italicum, bicamerali­smo, province da abolire: ci penseranno i loro nipoti. Se questo è il bacino dei cosiddetti indecisi sui quali nei prossimi mesi Renzi ha chiesto di lavorare per vincere il referendum, servirà una forza comunicati­va ben diversa da quella di cui dispone oggi il Pd. E, soprattutt­o, sarà bene parlarne in una sera in cui non è in programma il liscio.

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