«In coma per insulina, si faccia chiarezza»
Genitori indagati, per la seconda volta il legale del ragazzo si oppone all’archiviazione
Il pm ha chiesto l’archiviazione, per la seconda volta. L’avvocato si è opposto, ancora. Il legale assiste il ragazzo di 23 anni, marocchino, finito prima paralizzato per un tuffo nella fontana del piazzale degli Alpini e poi in coma. Per colpa dell’insulina, è l’ipotesi investigativa. I genitori (il papà usa il farmaco) sono indagati ma secondo il pm non ci sono prove contro di loro. Non per l’avvocato, che chiede e indica altre indagini.
Abdelmajid Kassoudi, marocchino di 23 anni, ha un curatore speciale e un avvocato. È in coma dal 12 ottobre del 2014, un dramma nel dramma. Prima, a giugno, era rimasto paralizzato dal collo in giù per un tuffo nella fontana del piazzale degli Alpini per festeggiare la fine della scuola. Poi il suo cervello è andato in tilt per la somministrazione di insulina, emerge dalle indagini. Il papà, che la usa, e la mamma sono indagati per tentato omicidio. Non avrebbero sopportato di vederlo così, è la prima ipotesi investigativa, ma loro giurano di non avergli fatto nulla.
Ora, per la seconda volta, il pm Maria Cristina Rota ha chiesto l’archiviazione del fascicolo a loro carico perché dalle indagini non emergono prove per chiedere il processo. Ma per la seconda volta l’avvocato Simona Prestipino (Cristina Pizzocaro è il curatore speciale) dice no. Non è un atto d’accusa nei confronti dei genitori, ma è una richiesta di capire. C’è un passaggio nella relazione dei consulenti del pm che spinge il difensore a non alzare bandiera bianca. I medici Antonia Locatelli e Gianluigi Pizzi danno per certo che lo stato cerebrale del giovane sia stato causato da una forte ipoglicemia derivata dalla somministrazione di preparato insulinico. Ma sulla base delle cartelle cliniche concludono che non c’è modo di stabilire di che insulina si tratti, quanta ne sia stata somministrata, quando e come. Nell’unità di Medicina riabilitativa di Mozzo dove Abdelmajid era ricoverato non girava insulina, quindi è arrivata da qualche altra parte. Già il gip Raffaella Mascarino aveva indicato al pm di indagare ancora, acquisendo le cartelle cliniche, sentendo gli zii del ragazzo (i genitori dissero che la sera del coma erano andati a trovarlo insieme a loro e che tutto era normale), e traducendo di nuovo le intercettazioni tra marito e moglie. Ma gli approfondimenti non hanno cambiato le conclusioni della procura. Secondo l’avvocato, invece, ci sono altri margini di indagine. Per esempio, due medici tossicologi a cui i colleghi della Rianimazione chiesero un consulto quella sera d’ottobre. Suggerirono approfondimenti, sospettando che l’ipoglicemia del paziente fosse dovuta a cause esterne. La difesa chiede di sentirli e chiede che vengano nominati un tossicologo e un diabetologo, perché confrontino gli esami del sangue del ragazzo con i farmaci insulinici utilizzati dai genitori. Un retroscena, tra gli altri, colpisce. Quella sera il giovane chiese di mangiare, dopo l’orario di cena. Secondo un medico e un’infermiera del reparto poteva essere la reazione a una dose di insulina somministrata un’ora prima. L’avvocato li ritiene tasselli che possono ricostruire meglio che cosa sia successo ad Abdelmajid. E questo risentendo anche i familiari che andarono a trovarlo.
Fascicolo sui genitori Andarono a trovare il figlio quella sera: il padre, diabetico, utilizza quel farmaco