Prosciugò i conti dei condomini Sette anni di cella
Linea dura del giudice per 250 mila euro sottratti a 15 condomìni
Linea dura del giudice per 250 mila euro sottratti, secondo l’accusa, da una dozzina di condomini a Romano di Lombardia: sette anni di reclusione è la pena inflitta a Elisabetta Riva, 56 anni, amministratrice di Martinengo.
Dicembre 2012 è un putiferio, una processione di condòmini allo studio Riva di Romano di Lombardia. Tutti costretti a fermarsi al cartello appeso sotto il citofono e a scaricare le lamentele a una segreteria telefonica: «Lo studio è chiuso per gravi motivi personali, verrete sicuramente richiamati», la promessa. È allora che il pasticcio viene a galla, tra bollette non pagate (e lievitate) e conti semi prosciugati. «L’amministratrice è fuggita coi soldi», la voce che si sparge. Elisabetta Riva, 56 anni, di Martinengo, non è mai scappata, ma per quei 250 mila euro tolti a una dozzina di condomìni di cui era amministratrice, ora, è stata condannata in primo grado a sette anni di reclusione. Appropriazione indebita, il verdetto del giudice di bergamo Gaetano Buonfrate, per il quale pesa soprattutto la continuità del reato, raccolto in tre fascicoli poi uniti in un solo processo.
La prima denuncia risale al 12 aprile 2010, quando a farsi avanti è il nuovo amministratore del condominio «Isonzo», a Romano di Lombardia. Non tornano due assegni circolari da 12.359,27 euro e da 34.636,03 euro, emessi dalla Riva a soggetti che con la gestione di quegli appartamenti non hanno nulla a che vedere. Più di due anni dopo il copione si ripete, ma questa volta è allargato a più indirizzi in più paesi: tre condomìni a Urgnano («Le Magnolie», «Gemelli», «La Rocca»), due a Cologno al Serio (in via Piave 18 e «Zaffiro-Turchese-Zircone»), altri sette a Romano («Primavera», «viale Montecatini 11», «Garavelli», «Indipendenza», «Quattro stagioni», «Edil Romano» e «Sant’Anna») e uno a Bariano («Aurora»). La somma che finisce in denuncia sfiora i 135 mila euro. Una terza querela arriva, infine, a stretto giro per 70 mila euro usciti dal «San Damiano» e dall’«Atlantic» di Romano, oltre che per la documentazione sparita dai condomìni «Liberty» di Treviglio e «Filanda» di Calvenzano. Assistita in un primo momento dall’avvocato del Foro di Bergamo Gabriele Forcella e poi dal collega di Milano Guido Camera, Riva si è sempre difesa sostenendo di non avere mai tenuto nulla per sé. I soldi venivano spostati da un cliente all’altro per sistemare le emergenze che di volta in volta di presentavano, finché il sistema non è andato in cortocircuito.
Il giudice ha di fatto riconosciuto la finalità, ma l’appropriazione indebita resta. Il difensore per il momento non ha ancora fatto appello. Oltre alla condanna, è prevista una provvisionale, per le somme finite su altri conti e per danni morali, ai sei condomìni che si sono costituiti parte civile a processo.
Le vittime Il caso era scoppiato a dicembre 2012, ma la prima denuncia risale a due anni prima